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Dal design al ciclo di vita dei prodotti, il settore della manifattura è alla ricerca di soluzioni sempre più agili, intelligenti e predittive. Ptc traccia la linea

Se c’è un’espressione che risuona più di tutte nei luoghi dove ci si occupa di trasformazione e innovazione del comparto manifatturiero e di industria 4.0, quell’espressione è senza dubbio digital thread. Il flusso di informazioni e processi che sta a cavallo tra mondo fisico e digitale e che va dalla fase di design al prodotto finale, infatti, riguarda tanto il business quanto le persone che in azienda lavorano, ed è la chiave per gestire le produzioni, per ottimizzare le comunicazioni, per sfruttare il patrimonio di dati a disposizione e – in fin dei conti – per sviluppare innovazione. Lo sanno bene gli addetti ai lavori, riuniti a migliaia nei giorni scorsi a Boston (Massachusetts) in occasione di LiveWorx 2023, l’evento organizzato annualmente dalla società di software e servizi Ptc che quest’anno è tornato per la prima volta in presenza, nella città da sempre quartier generale dell’azienda e a quattro anni dall’ultima edizione.

Le necessità del comparto sul fronte della digitalizzazione, esternate sia dalle decine di aziende (grandi o grandissime) presenti all’evento sia da chi si occupa di sviluppare nuove piattaforme digitali ad hoc, sono emerse chiare. Velocizzare il processo di sviluppo e arrivo sul mercato di nuovi prodotti, accelerare il design attraverso i dati e dotarsi di un sistema agileper dare concretezza alle scelte strategiche sono solo alcuni degli esempi più condivisi. “Oggi siamo in un contesto di software driven innovation”,ha sintetizzato l’ad di Ptc Jim Heppelmann, spiegando che “per molti processi il software è diventato il cervello gestionale, l’elemento critico e decisivo, grazie anche alla connettività e alla possibilità di sfruttare estensivamente le soluzioni di internet of things”.

E non ha caso la stessa azienda, che ha un fatturato annuo di 2 miliardi di dollari, ha investito oltre un miliardo in sviluppo di piattaforme e in acquisizioni strategiche (solo nell’ultimo anno le tedesche Intland e Re’flekt e la statunitense Service Max) per nuove soluzioni di product lifecycle management (plm). “Tra intelligenza artificiale, big data, gemelli digitali, industria 4.0 e un mercato sempre più fluido, si sta creando un ecosistema della service organization che è decisivo per rendere le aziende profittevoli e governare i processi nel migliore dei modi”, ha aggiunto Heppelmann.

Un metaverso di sostenibilità

Al di là delle novità tecniche tenute in serbo per l’occasione – la soluzione Creo+ per il Cad, un aggiornamento del software Creo 10 e nuove integrazioni con la piattaforma plm Windchill, per chi fosse particolarmente addentro alla materia – sono probabilmente due le grandi direttrici dell’innovazione del comparto industria 4.0: la più che necessaria sostenibilità e la creazione di un metaverso industriale.

Per quanto riguarda il metaverso, anche nel comparto dei software per la manifattura si sta di fatto cercando una propria dimensione di profittabilità economica. “Dal nostro punto di vista il metaverso è una distribuzione di dati e di conoscenza – ha detto ancora Heppelmann -. Un’evoluzione utile soprattutto nella misura in cui possiamo digitalizzare un qualunque oggetto e un qualunque spazio 3d rapidamente. Ci piace chiamarlo un pop-up metaverse, in cui i problemi possono essere affrontati e risolti in tempi che vanno dalle ore ai minuti, meno di quanto impiegherebbe una persona a prendere un aereo e recarsi fisicamente in azienda”.

Sul fronte della sostenibilità, invece, va da sé che sono le aziende manifatturiere stesse a chiedere soluzioni che possano rendere più efficienti i processi e migliorare i prodotti anche in ottica ambientale. A partire dalla consapevolezza che molto in termini di sostenibilità di prodotto e di carbon footprint – addirittura l’80%, secondo le valutazioni fatte da Ptc – dipende dal design, e che dunque proprio dalle piattaforme software passa lo sviluppo delle nuove soluzioni green, come dimostrano gli esempi delle turbine eoliche di Vestas, le soluzioni aerodinamicheche Audi sta sviluppando anche in vista dell’ingresso in Formula 1 nel 2026 e quelli di aziende come Vans, Napapijri, Volvo, Fresenius, Timberland, The North Face, Brembo, Ima Group e decine di altre presenti a LiveWorx. Significativo anche che la stessa Ptc abbia annunciato di avere appena aderito all’iniziativa Science Based Targets (SBTi), che include sia gli obiettivi net zero a lungo termine sia le migliorie per dematerializzare i prodotti e migliorare l’efficienza.

In termini più strettamente tecnici ed economici, i dati di mercato indicano una progressiva trasformazione dei modelli di business dall’on premise al software as a service (Saas) poggiato su sistemi cloud, con quest’ultimo che nel caso di Ptc rappresenta già un quarto del fatturato. “Non sarà comunque un passaggio totale – ha chiarito Heppelmann – perché ci sono grandi realtà che hanno bisogno di personalizzazioni e piattaforme specifiche, dunque resteranno nell’impostazione tradizionale. In generale però il paradigma Saas aiuta a mettere ordine in un mondo del software che in questo momento è piuttosto caotico, oltre a essere vantaggiosa in termini di cybersecurity.

n uno scenario di digitalizzazione che è evoluto a velocità aumentata, l’altro grande tema sempre sul tavolo è quello delle competenze, sia di chi si lavora in aziende che sviluppano software sia nelle aziende cliente. “Internamente non abbiamo problemi di competenze, anche perché sono le realtà come la nostra che di fatto si occupano di trasferire conoscenze nelle altre aziende”, ha aggiunto Roberta Barsotti, regional director per l’Italia di Ptc.

La ricerca e sviluppo interno continua a orbitare su tre centri (quello storico di Boston, in Israele presso l’Institute of Technology Technion e in India), mentre in Italia esiste una divisione che si occupa di relazioni con i clienti. “Nel nostro paese i competence center ci permettono di essere in contatto con gli studenti del Politecnico di Milano e dell’università di Bologna ha aggiunto Delnevo -. Riusciamo senza grossi problemi a trovare persone che abbiano le competenze tecniche e digitali di cui abbiamo bisogno, anche se non sempre è facile riuscire ad avere un numero sufficiente di candidati”. E proprio per l’Italia, peraltro, Ptc da alcune settimane ha lanciato una propria serie podcast tutta dedicata – come è facile immaginare – alla trasformazione digitale delle aziende manifatturiere.

di Gianluca Dotti

 

Fonte: https://www.wired.it/article/industria-4-0-ptc-cloud-sostenibilita/

Sullo sfondo, da un punto di vista culturale e di professionalità, i trend più evidenti sono quelli della collaborazione tra specialisti diversi all’interno di un’unica piattaforma, la possibilità di lavorare in modalità multiutenteanche all’interno di piattaforme di design avanzate, una più facile amministrazione di processo utile perlopiù alle grandi aziende, la digital continuity attraverso l’integrazione tra le diverse fasi di processo (anche tra software tradizionalmente separati come product lifecycle management, customer relationship management, tool command language,…) e soprattutto capire se e come le ultime novità in termini di intelligenza artificiale generativa possano essere utili anche nel processo di digitalizzazione della manifattura. Campi in cui, c’è da scommettere, si giocherà la concorrenza del comparto negli anni a venire.

Zoom sull’Europa e sull’Italia

“Dal nostro punto di vista, oggi l’Europa non viaggia più con un anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti in materia di digitalizzazione”, ha raccontato a Wired Paolo Delnevo, country manager per l’Italia di Ptc. E se in termini generali la sfida attuale, a maggior ragione per un’azienda quotata, è intercettare in anticipo le nuove tendenze mantenendo allo stesso tempo la sostenibilità e la profittabilità finanziaria anche sul breve periodo, lo scenario di competitività è profondamente mutato negli ultimi anni. “Se prima c’erano pochi grandi competitor, ben identificabili, oggi il panorama di aziende presenti si è ampliato di molto, anche su applicazioni specifiche oltre che in termini generali. La barriera di ingresso al mercato si è abbassata – ha detto ancora – e quindi ci sono sempre nuove aziende che si affacciano”.