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Meteorogi e fisici concordi: “Ora è la costa adriatica sotto attacco del surriscaldamento”

Piogge tropicali dopo la siccità, "Il clima malato presenta il conto"
(ansa)

Come agisce il nuovo clima qui? Dipende dalla conformazione dei territori? E quanto incide la crisi climatica? In ore di lacrime e fango, ci si interroga sui motivi meteorologici delle tragiche alluvioni che hanno colpito due volte in soli 15 giorni questi territori, con acqua caduta per quantità e tempi brevi mai vista in quasi un secolo. E solo lo scorso settembre, altre inondazioni avevano colpito sempre sull’Adriatico, tra Pesaro e Urbino.

Storicamente, le zone più impattate da tali fenomeni in Italia sono sempre state quelle del versante ovest, con episodi frequenti in Liguria, Piemonte, Sicilia e Sardegna. Ora però qualcosa sta cambiando. “Questo perché solitamente le perturbazioni arrivano da ovest, invece qui si tratta di una reiterata azione di minimi di bassa pressione sul Mediterraneo che poi impattano ad est”, spiega Giulio Betti, meteorologo del Cnr-Lamma. “Tutto nasce dai blocchi anticiclonici sull’Atlantico. Anziché esserci un treno di perturbazioni atlantiche che con venti occidentali transitano poi velocemente verso est, ora c’è la tendenza all’isolamento di minimi di pressione sul Mediterraneo che sono letteralmente intrappolati dalle alte pressioni a nord, ovest ed est. Risalendo verso l’Italia questi minimi non fanno altro che scaricare grandi quantità di pioggia dall’Emilia Romagna in giù. Inoltre, quando c’è un minimo di pressione del genere, la configurazione del territorio incide: una zona come la Romagna, che si affaccia sul mare ed è chiusa dall’Appennino, fa da collettore dell’umidità. Di conseguenza le quantità di acqua diventano ingenti”.

Come aggiunge Antonello Pasini, fisico del Clima del Centro nazionale di ricerche, è perché siamo in presenza dell’effetto “Stau”: “L’aria sul versante Adriatico si alza sugli Appennini e crea precipitazioni violente, quelle che ingrossano i fiumi. Quando l’aria sale condensa, il vapore acqueo diventa acqua e si formano le nubi. Se sale dal lato della montagna si parla di Stau, quando scende è l’inverso, l’effetto Föhn”.

In entrambe le alluvioni di maggio, un’altra caratteristica è stata la permanenza “lenta” del fenomeno. “Nel primo caso – spiega Pierluigi Randi, presidente dell’Associazione meteorologi professionisti – le piogge non sono nemmeno state violente, ma costanti e per oltre 36 ore. Nel secondo la depressione si è mossa lentamente, con il vortice che ha dissipato la sua energia spostandosi poco ma riversando tanta acqua in meno di 24 ore. Quest’ultima perturbazione è stata alimentata da un afflusso di aria estremamente umida prelevata da Jonio e Nord Africa, pescando aria calda persino dall’equatore”. Un dettaglio che dovrebbe farci ragionare sull’aspetto globale della crisi del clima. “Infatti, dobbiamo smetterla di pensare che, in giornate magari fredde, non sia in atto il surriscaldamento: crisi del clima significa perturbazioni che arrivano da radici lontane, anche dalla calda Africa, e poi impattano da noi, come ora”.

Per poter affermare che l’intensità dell’alluvione romagnola è caratteristica della crisi del clima, ci sono oltretutto tre indizi che fanno una prova. “Negli ultimi due anni abbiamo avuto in quest’area tre eventi estremi di segno opposto: prima siccità grave e poi in 15 giorni due eventi di pioggia micidiale. Questo è un segnale chiaro della crisi del clima: eventi estremi in sequenza, che di solito hanno tempi di ritorno secolari, ma che invece si sono verificati in pochissimo tempo”.

Concorda Betti. “Situazioni così eccezionali sono il perfetto identikit del cambiamento climatico. Ovvero grandi quantitativi d’acqua che cadono rapidamente e in maniera intensa, sulle stesse zone, dopo la siccità. Si tratta degli scenari che da anni indicano gli scienziati dell’Ipcc”. Questi effetti, nella fragile Italia, rischiano in futuro di farsi sentire sempre di più, aumentando i paradossi. In tutte le regioni che si affacciano sul Mediterraneo, considerate zone a rischio, assisteremo infatti con più frequenza a momenti in cui “al sud ci sarà un surplus di precipitazioni” e al “Nord condizioni siccitose. Per dire: sopra il Po, a nemmeno cento chilometri di distanza dalla tragedia, le precipitazioni cadute non sono ancora necessarie per colmare il deficit idrico”, aggiunge Betti.

Da noi, è persino complesso parlare di tropicalizzazione del clima. Perché qui non ci sono stagioni ben distinte, come secca e umida, ma c’è una estremizzazione “settimanale” e le alluvioni possono verificarsi in ogni mese. “È successo anche nell’agosto 2022, in piena estate”, ricorda Betti. Motivo per cui, aggiunge Randi, dobbiamo lavorare per preparare il Paese a livello di infrastrutture.

“Dimentichiamoci le primavere di 20 anni fa – chiosa Pasini – . Oggi il riscaldamento di origine antropica porterà a condizioni meteo più stazionarie e impattanti: è tempo dunque di non rincorrere l’emergenza, ma lavorare per adattarci a scenari peggiori. Per questo servono politiche climatiche di lungo periodo, costanti: il cambiamento climatico non ha colore e ognuno di noi purtroppo deve farci i conti”.

di Giacomo Talignani

 

Fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2023/05/18/news/cambiamenti_climatici_fridays_for_future_alluvione_emilia-400576867/?ref=RHLF-BG-I400598399-P2-S1-T1&__vfz=medium%3Dsharebar