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Nel 2022 l’abbandono scolastico si è attestato all’11,5%, in diminuzione rispetto alla rilevazione precedente (12,7%). L’Italia passa così dal terzo al quinto posto tra i 27 stati membri con più incidenza del fenomeno. Tuttavia le differenze interne al paese sono ancora ampie.

  • 11,5% i giovani tra 18 e 24 anni che hanno lasciato la scuola prima del tempo nel nostro paese (2022). Quasi 2 punti in più della media Ue: 9,6%.
  • Nel 2022 l’Italia è quinta tra i paesi Ue per abbandoni scolastici precoci.
  • Si tratta di un miglioramento rispetto agli anni precedenti, in cui era terza.
  • In Sicilia e in Campania oltre il 15% dei giovani ha lasciato la scuola prima del tempo.
  • Tra 2008 e 2020 il tasso di occupazione tra chi abbandona precocemente è crollato.

L’abbattimento del tasso di abbandono scolastico resta una delle principali sfide a livello europeo di questo decennio. A maggior ragione nel mondo post-Covid, il livello di istruzione appare una variabile sempre più determinante per le condizioni di vita delle persone e per lo sviluppo dei paesi.

Per questo motivo l’Unione europea ha aggiornato i suoi obiettivi in materia, abbassando di un punto il target da raggiungere a livello continentale.

9% il nuovo obiettivo Ue di uscite precoci dal sistema di istruzione e formazione da conseguire entro il 2030.

I dati più recenti indicano un percorso di avvicinamento da parte dell’Ue nel suo complesso. Nel 2022 il 9,6% degli europei tra 18 e 24 anni aveva lasciato la scuola con al massimo la licenza media, senza ulteriori titoli di studio, qualifiche professionali e senza essere comunque inserito in un percorso di istruzione o formazione.

Per l’Italia la quota di giovani tra 18 e 24 anni che hanno lasciato la scuola prima del tempo si è attestata all’11,5% nel 2022. Un dato che testimonia un miglioramento – del nostro paese e dell’Unione europea nel suo complesso – rispetto ad alcuni anni fa.

Sebbene la costruzione dell’indicatore risenta di revisioni nelle metodologie di stima, la tendenza discendente è chiaramente visibile sul lungo periodo. Alla metà degli anni 2000, alla vigilia della grande recessione, quasi un giovane su 5 in Italia si trovava in condizione di abbandono, mentre in Ue il dato si attestava al 14-15%.

Da allora le cose sono indubbiamente migliorate, anche sulla scorta degli obiettivi europei in materia, stabiliti dall’agenda Europa 2020 prima e dal nuovo quadro strategico sull’istruzione e la formazione per il decennio 2021-2030 poi.

Tuttavia il miglioramento complessivo non deve far trascurare due aspetti. Il primo è che, mentre calano gli abbandoni “espliciti”, dopo il Covid sono aumentati quelli “impliciti”. Ovvero gli studenti che, pur completando il percorso di studi, non raggiungono competenze adeguate. Un fenomeno visibile soprattutto tra gli studenti svantaggiati. Inoltre, restano ampie le distanze sia a livello Ue che all’interno del nostro paese.