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La ricostruzione post bellica girerà intorno all’energia?

La guerra in Ucraina puo’ aprire prospettive di crescita in settori oggi paralizzati. Il Paese da ricostruire ha un potenziale di energia che l’Europa vuole aiutare a sviluppare. Il recente incontro del Vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans con Volodymyr Zelensky ha avuto questa peculiare sottolineatura. L’uomo che ha le chiavi operative del  Green New Deal dell’Europa,  ha detto che  “l’Ucraina ha tutte le carte in regola per diventare leader nella moderna energia verde”. Il Paese sta affrontando una crisi anche energetica con più di un quarto della popolazione costretta a vivere senza elettricità. I bombardamenti russi colpiscono le centrali di produzione elettrica secondo la strategia di Putin che mina alla radice i bisogni della popolazione. Un altro atto odioso. Uomini, donne e bambini affrontano il secondo inverno con temperature al di sotto dello zero. 

Per chi in Europa guarda già alla ricostruzione- il vero contrappasso di ogni conflitto- l’energia è un affare da coltivare. E’ evidente che non sarà il solo campo di interesse dell’Occidente, poiché bisogna ricostruire case, scuole, ospedali, chiese, strade e tanto altro. Le imprese europee non sono pronte, ma scrutano l’orizzonte. E non è casuale che a margine dell’incontro di Timmermans la Commissione Ue abbia messo in risalto cosa si stia già facendo per l’Ucraina in quanto a bisogni energetici. Per fine gennaio è prevista la consegna di 15 milioni di lampade a Led su un totale di 30 milioni, più una consistente partita di generatori elettrici, tende e scuolabus. 

Le dotazioni in arrivo assicureranno un risparmio di energia generalizzato in tutte le regioni ucraine. Pur essendo il quarto Paese europeo per giacimenti di gas e petrolio la prospettiva è di ridurre la produzione di elettricità con fonti tradizionali. 

Le infrastrutture nazionali contano oggi quattro centrali nucleari con una decina di reattori ed un buon potenziale di solare, eolico e  biometano. L’Ucraina negli ultimi otto anni ha investito oltre 10 miliardi di dollari nelle rinnovabili. Arrivati a questo punto non è difficile intravvedere un piano di ricostruzione post bellico con l’energia come punto cardine. La visione che l’Europa esporta a Kiev è di una rimodulazione del Paese negli usi e nei consumi di energia. E’ vero che la resistenza ucraina accusa Putin di crimini contro la salute e l’ambiente per i feroci attacchi ai siti nucleari e la sofferenza per la mancanza di corrente elettrica. Ma l’Ue ha tutto l’interesse a portare dalla sua parte l’Ucraina- pure in posizione complementare ai 27- in un Grren Deal che la guerra ha trasformato in ostilità al gas russo. In questo contesto ha molto peso il nuovo hub energetico e umanitario che l’Ue sta realizzando in Polonia,“per facilitare il trasporto e lo stoccaggio delle donazioni di terzi e contribuire alla  consegna in Ucraina”. Il sistema industriale europeo, al netto delle differenze e delle modalità di produzione dei beni, si farà trovare pronto ? Ci penserà l’Ue mentre la guerra, purtroppo, è ancora in corso.

 

Di Nunzio Ingiusto

Nato a Pomigliano d’Arco (Napoli) è laureato in Scienze Politiche. Giornalista, ha iniziato negli anni ’80. Ha scritto per l’Unità, Paese Sera, Il Mattino, Libero, Il Denaro, Specchio Economico, StartMAG e il Riformista. Nella lunga carriera si è occupato di Mezzogiorno, economia, energia, ambiente. É stato direttore di periodici locali ed account manager in Eni e Italgas SpA. Ha fatto parte di Comitati, Commissioni speciali ambiente ed energia. Già consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione Relazioni Pubbliche (Ferpi) è membro della Federazione Italiana Media Ambientali ( FIMA) e della Free Lance International Press (Flip). E’ autore del libro “Mezzogiorno in bianco e nero “ (Ed. Orizzonti Meridionali). Ha vinto il Premio giornalistico “Calabria ‘79”. Scrive per FIRSTonline, Italia Notizie24, EspressoSud.