Categorie: Editorial
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Un anno e mezzo di vita in più non è quello che i milanesi vorrebbero sentirsi dire. Eppure la condizione di residenti in una città molto bella é a rischio per l’alto tasso di inquinamento. La notizia arriva dagli USA ed è contenuta nell’ultimo Rapporto dell’Energy Policy Institute (Epic) dell’Università di Chicago. Un documento durissimo sulle conseguenze provocate dalle emissioni nocive.
La qualità dell’aria nel mondo è in peggioramento, questo il tema di fondo. Il mondo non è uguale dappertutto, ma noi siamo i testimoni e gli artefici di una caduta senza fine.
Gli studi sui cambiamenti climatici hanno il pregio di essere comparabili tra di loro. Li usiamo per confrontare i dati e le metodologie adoperate e sperare sempre di trovare livelli
di ricerca più efficaci.
I nuovi dati su Milano non sono poi così esplosivi, perché da tre anni la città è ai primi posti delle classifiche internazionali per l’inquinamento atmosferico. Altri studi hanno verificato la qualità dell’aria della città anche in occasione del Covid. Durante la pandemia abbiamo contato centinaia di morti premature, ha scritto l’Agenzia Europea per l’Ambiente mentre le associazioni ambientaliste chiedevano interventi radicali ed urgenti.
Gli studiosi di Chicago citano l’Italia anche per le condizioni generali in tutta la pianura padana. Ci mettono sull’avviso spiegandoci che bisogna ridurre i livelli di inquinamento “ da particolato, in modo da soddisfare le linee guida dell’Oms.” Sarebbe ipocrita da parte nostra ignorare cosa fare. Le vecchie fabbriche che funzionano ancora come negli anni del boom economico, i laboratori degli artigiani, le aziende di trasporto, i condomini. Se davvero si vuole scongiurare il pericolo bisogna impegnarsi sul serio. E diciamola tutta : Metropoli come Milano sono diventate infernali. 
L’inquinamento atmosferico nel mondo resta la minaccia principale per la salute umana, scrivono i ricercatori di Chicago. I governi dei Paesi industrializzati si riuniscono periodicamente e ripetono gli impegni a ridurre le emissioni di CO2. Il guaio è che quando si vanno ad analizzare i risultati i miglioramenti non emergono. E non possono essere taciuti, proprio perché gli studi sono ormai comparabili tra loro. L’allarme è riscontrabile nella riduzione di 2-3 anni dell’aspettativa di vita media globale. Se ci piace vivere, dobbiamo avere paura tenendo a mente che le morti provocate dallo smog sono uguali per quantità a quelle dei fumatori incalliti.
L’ Epic di Chicago esagera ? Purtroppo no, perché tre esempi confermano i dati pubblicati. Primo: in India e Pakistan le aspettative di vita si sono ridotte di 5 anni. Nuova Delhi, è la “megalopoli più inquinata del mondo“. Secondo: negli Stati Uniti con programmi adeguati, l’inquinamento è calato del 65% rispetto al 1970 e l’aspettativa di vita degli americani è aumentata di 1,4 anni. Terzo: la Cina continua ad usare combustibili fossili, è tra i maggiori inquinatori della terra ma dal 2014 ha un programma ambientale che sta abbassando la mortalità per cause ambientali
Tra est ed ovest della terra ci sono ancora molte disparità e i programmi contro i cambiamenti climatici hanno bisogno di fiducia, investimenti e soprattutto concretezza. Milano non può diventare come Nuova Delhi, ma bisogna muoversi.
Di Nunzio Ingiusto