Tipo di Contenuto: biodiversità | sostenibilità
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Cambiamenti climatici e pressioni antropiche su ecosistemi natural e urbani sono sempre piu’ frequenti e acuti. Il quotidiano ma soprattutto la stagionalita’ climatica e dei processi ecologici (manifestata ad esempio dalla fioritura primaverile e il cambiamento di foglie autunnale) mette in evidenza una erraticita’ preoccupante del pianeta Terra, con conseguenze per l’ambiente e le popolazioni animali, vegetali e umane a lungo termine. Tutto questo ovviamente impatta anche altri settori, ad esempio la produzione di cibo, la salute pubblica (ad esempio legata all’emergenza di agenti patogeni), e il mercato finanziario legato a prodotti o processi dell’ecosistema Terra. Un sistema la cui complessita’ e’ indubbiamente aumentata esponenzialmente negli ultimi 30 anni dove l’esplosione tecnologica ha da un lato si’ favorito la globalizzazione ma anche l’interdipendenza di regioni, popolazioni e specie; un esempio chiaro e’ relative allo scambio di prodotti dell’agricoltura che prima erano destinati esclusivamente a mercati locali. Questo ha creato nuovi collegamenti (links nella scienza delle reti) tra ecosistemi o piu’ preoccupatamente alterato l’organizzazione collettiva delle componenti fondamentali degli ecosistemi, species animali e vegetali a diverse scale trofiche.

L’insieme di queste specie questa definisce la biodiversita’ che e’ proprio il pilone principale della sostenibilita’, una parola molto di moda recentemente piu’ come simbolo di ‘’ambientalismo certificato’’ che di sostanziale protezione degli ecosistemi. Specie che sono come le componenti di una casa la cui unione o organizzazione e’ altrettanto essenziale per la stabilita’ e propria funzione della casa. Una funzione che va al di la’ dell’ecosistema locale ma afferisce anche ecosistemi contigui e connessi fisicamente o attrverso links invisibili via la globalizzazione: si pensi ad esempio ad una pianta esportata da un luogo a un’altro. Le funzioni degli ecosistemi esercitate dalle species sono innumerevoli: dalla stabilita’ dell’ambiente naturale (habitats) con impatti sia sulla vulnerabilita’ ecologica che quella umana (si pensi a disastri naturali quali le frane e alluvioni), al riciclo di nutrienti e carbonio che sono fundamentali per il clima.

La sostenibilita’ quindi deve essere basata sulla protezione di un portafolio di specie, equivalentemente a portafogli finanziari cosi’ come l’ecologo Robert May ha brillantemente sottolineato una ventina di anni fa. E’ difficile, se non impossibile, misurare il valore economico di specie separatamente per poi sommarle assieme; il contributo ecologico e’ un contributo collettivo e non-lineare e quindi e’ l’insieme e l’organizzazione delle specie (che compongono la biodiversita’) che deve essere quantificato, tutelato e valorizzato. Un impresa ardua ma certamente non impossibile anche considerando I passi da gigante fatti nelle science di ecologica computazionale, eco-monitoraggio e ingegneria ecologica e ambientale.

Valore della biodiversita’ che certamente non e’ solo un valore economico ma anche e primariamente ecologico e sociale. Il valore economico e’ direttamente un sottoprodotto emergente della tutela della biodiversita’ perche l’esistenza sufficiente e bilanciata delle specie garantisce sia il funzionmento ottimo degli ecosistemi e il conseguente approvigionamento dei loro servizi. Non esiste via piu’ ‘’semplice’’ e ‘’lineare’’ del preservazione della qualita’ dell’ambiente (acqua, suolo, aria) e dei sui component (specie) per la sostenibilita del pianeta dove noi siamo parte delle specie nella catena alimentare globale. Il nexus tra ambiente e ecologia e’ certamente innegabile e noi siamo I fautori di questa connessione sostenibile a lungo termine.

Certamente un ambientalista scettico potrebbe affermare ‘’Ma bisogna comunque esportare prodotti da un luogo a un’altro del mondo e costruire dove ce ne’ bisogno’’; certamente sarebbe la risposta. Tuttavia ci sono modi e modi per sviluppare il pianeta Terra e indubbiamente non siamo stati (e non siamo ancora in molte zone del pianeta) attenti abbastanza a presevare la biodiversita’ con la assunzione, putroppo, che il nostro intervento non produca danni irreparabili e la natura sappia sempre ritornare al suo stato oirginario. Sfortunatamente questo non e’ il caso, spelcialmente considerando il fatto che I cambiamenti ecologici richiedono tempo e collassi sono frequentamente graduali dopo lunghi periodi di oscillazioni irregolari, i.e. ‘’critical slowing down’’ (si pensi ancora una volta alla irregolarita’ delle stagioni che aumenta sempre piu’). Questi cambiamenti a lungo-termine posso essere irreversibili e si possono manifestare all’improvviso con effetti multitrofici a cascata (ad esempio la scomparsa di piu’ species simultaneamente).   

Molti algoritmi e linee concettuali sono stati sviluppati per una sostenibilita’ quantitativa; algoritmi che bilanciano valori ecologici, sociali ed economici al fine di trovare la ‘’giusta’’ soluzione di compromesso per decisioni riguardo inteventi sull’ambiente. Tuttavia, questi argomenti e algoritmi falliscono per: primariamente la non considerazione delle interazioni tra funzioni e servizi degli ecosistemi (ad esempio le specie e il loro ruoli interdipendenti); la equalizzazione di valori ecologici, sociali ed economici normalizzati e sommati assieme; l’assunzione che la soluzione di compromesso sia anche quella che garantisce l’esistenza minima della biodiversita’. In realta’ non dovrebbe esistere un compromesso che alteri lo stato naturale degli ecosistemi, considerando sia habitats che specie.

Una varieta’ incredibile di dinamiche sociali e legislative della sostenibilita’ sono osservabili per diverse nazioni nel mondo; dinamiche sociali e legislative molto spesso conflittuali e di difficile applicazione practica alla scala di popolazione. Esempi prototipici sono li Stati Uniti d’America, il Giappone, la Cina e l’Italia ma molte altre realta’ (ad esempio Sud America e Africa) sono altrettanto interessanti considerando le complesse e divergenti dynamiche socio-ecologiche. Gli Stati Uniti D’America hanno un sistema normativo estremamente chiaro e collaudato riguardo la sostenibilita’ che viene applicato da enti governativi e industrie in modo molto standardizzato ed efficiente; questo ha anche consentito l’esistenza di vastissime zone naturali preservate in modo eccellente (i parchi naturali americani ne sono l’esempio eclatante). Esistono pero’ differenze sostanziali nella legislazione e comportamento sociale da stato a stato (vedi I famosi blue and red states) e regimi politici altamente divergenti in termini di cambiamento climatico e politiche ambientali; in termini di ambiente costruito per fattori legati al ‘’total freedom’’ dell’individuo la sostenibilita’ non e’ largamente applicata. Un qualcosa di analogo agli Stati Uniti e’ osservabile in Australia. Il Giappone e la Cina sono due esempi con legislazione e dinamica sociale altamente conflittuale. Il Giappone, paese altamente conservativo, e’ molto povero in termini di sostenibilita’ e politica ecologica, ma fortunatamente la gran parte della popolazione rispetta l’ambiente come risorsa colletiva da preservare; questo diverge da alcune realta’ locali o popolazioni rurali ma probabilmente questo e’ un fattore di carattere universale.

La Cina dall’altro lato ha politiche ambientali ed ecologiche di primissimo livello ma tutte molto recenti e quindi un gap educativo e applicativo esiste nella maggior parte del paese ad eccezione di citta’ altamente sviluppate come Shenzhen e Shanghai. L’attenzione all ambiente costruito in termini di sostenibilita’ ecologica in queste citta’ e probabilmente la piu’ alta al mondo, con opere architettoniche e ingegneristiche completamente immerse nella natura o creando nuovi habitat naturali.
L’Italia e’ una realta’ che soricamente ha un patrimonio socio-ecologico vastissimo e importantissimo (si pensi all’ambiente naturale e costruito di Venezia ma anche a innemerevoli area naturali e centri storici armonizzati nel contesto naturale) ma sfortunatamente politiche ambientali e ecologiche altamente fluttuanti, non chiare e non applicate. In Italia non esiste una rigorosita’ in merito alla sostenibilita’ e neppure figure professionali o enti dedicati alla sua divulgazione e applicazione.
Il continente Africano e Sud-Americano presentano molte similarita’, con vaste zone naturali incontaminate ma anche selvaggia urbanizzazione nei centri abitati o industriali e l’assenza di regolamenti robusti a livello nazionale.

Indipendentemente da queste specifiche dinamiche sembra chiaro quanto conta preservare la biodiversita’ rigorosamente. Per ottenre questo e’ altrettanto importante monitorare lo stato attuale, passato e future cambiamenti della biodiversita’ al fine di stabilire una baseline ecologica di sulla quale si possano identificare cambiamenti e la salute degli ecosistemi. Tutto questo anche favorito da scienze relativamente recenti come la scienza delle reti complesse e artificial intelligence, conoscence ecologiche e ambientali, ingegneria biologica ed ecologica, e technologie innovative come biosensori e remote sensing or local sensing a alta risoluzione.

E’ urgente ovviamente porre la natura al centro della vita, del discorso intelletuale, della vita sociale, dello sviluppo, dei modelli ecologici e di valutazione ambientale, dell’ ingegneria (qualunque essa sia), e come vincolo irrinunciabile. La nostra esistenza dipende dalla natura e la biodiversita’ e il suo pacchetto fondamentale dove noi come specie evoluta siamo I principali attori attivi e passivi.  Biodiversita’ come ancora di una barca necessaria per porre un punto fermo nella nosta navigazione di vita come pianeta, come popolazioni colletivamente unite; una navigazione che puo’ anche procedere verso migliori stati di biodiversita’ e conseguentemente di sostenibilita’ dove uomo e natura vanno a bracetto.

 

Matteo Convertino
bluEco Lab
Institute of Environment and Ecology
Tsinghua SIGS, Tsinghua University
Shenzhen, China