Categorie: Editorial
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Il 18 marzo ricorre il World Recycling Day, la giornata mondiale dedicata al riciclo istituita nel 2018 dalla Global Recycling Foundation. Sebbene non sia ancora riconosciuta nel calendario ufficiale delle Nazioni Unite, questa data nasce per “riconoscere e celebrare l’importanza del riciclo nel preservare le nostre preziose risorse primarie e nel garantire il futuro del nostro pianeta”.

Secondo uno degli scenari sviluppati dall’OCSE, nel 2060 potremmo arrivare infatti a consumare 167miliardi di tonnellate di materia vergine. Per questa ragione riduzione dei consumi, riuso e infine riciclo, cioè quel processo che consente di ottenere nuovi prodotti o materiali da scarti e rifiuti che hanno terminato il loro ciclo di via, sono infatti imperativi che si caricano di significato. A maggior ragione se pensiamo che, secondo la Global footprint network, il 15 maggio prossimo l’Italia “celebrerà” il suo Overshoot Day il giorno che indica l’esaurimento virtuale delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni.

Così, mentre miliardi di tonnellatedi rifiuti finiscono ogni anno nelle discariche, la missione del World Recycling Day è duplice: convincere i leader mondiali che il riciclo è semplicemente troppo importante per non essere una questione globale, e chiedere alle persone di tutto il pianeta di pensare al riciclo come la “settima risorsa”, in aggiunta ad acqua, aria, petrolio, gas naturale, carbone e minerali.

E in Italia, quanto siamo bravi a riciclare? Secondo il rapporto Rifiuti Urbani 2022 pubblicato il 21 dicembre scorso da ISPRA  l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nonostante nel 2021 la produzione italiana di rifiuti urbani sia tornata a crescere (+2,3%), il tasso di raccolta differenziata ha raggiunto il 64%(+1% sul 2020). Manca ancora un punto percentuale per raggiungere il target europeo del 65%. Sorte diversa invece per l’avvio al riciclo: la percentuale di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti si è fermata infatti al 48,1% (era il 48,4% nel 2020), dato visto a ribasso anche a causa di criteri di calcolo più rigidi definiti in sede UE.

A livello territoriale, per quanto riguarda la raccolta differenziata, in cima alla classifica ci sono Veneto (76,2%) e Sardegna (74,9%), che registrano le percentuali più alte tra le nove regioni che superano l’obiettivo del 65%. Molto vicino a raggiungere il target l’Abruzzo (64,6%), seguito da Toscana e Valle d’Aosta. Significativo balzo in avanti per la Basilicata, che con un aumento di 6 punti rispetto al 2020 raggiunge il 62,7%. Ancora al di sotto del 50% la Sicilia (46,9%) che, tuttavia, fa segnare un progresso importante di +4,7 punti. Come negli anni precedenti, i livelli più elevati di raccolta differenziata si rilevano per la provincia di Treviso, che nel 2021 raggiunge l’88,6%, seguita da Mantova (86,4%) e Belluno (83,8%).