Categorie: Editorial
Tipo di Contenuto: Coronavirus | Ricerca Scientifica | salute
Tempo di lettura: 3 minuti

Una ricerca della Società Italiana di Medicina Ambientale con due Università ripropone l’importanza del verde pubblico. Le emissioni inquinanti restano fattori di rischio. Il binomio Covid-ambiente riaffiora alla vigilia di un autunno incerto

Covid, le aree verdi in città bloccano la malattia: i risultati di una ricerca italo-spagnola in 18 città

Il Covid e le sue varianti proliferano dove c’è inquinamento atmosferico. Sin dalla sua prima diffusione, studi e ricerche italiane e straniere si sono scontrate sul tema sostenendo tesi opposte. Nonostante indagini sul campo a partire dalla pianura padana e dal Veneto, ricercatori e scienziati non sono mai giunti ad una conclusione condivisa. Del resto anche su altre correlazioni della malattia con fattori esogeni non c’è ancora oggi unanimità. Ma nel 2021 si è scoperto che laddove ci sono aree verdi e zone controllate ladiffusione del Covid-19 ha tutt’altre caratteristiche.

A riproporre il tema è la rivista “Environmental Research” che ha pubblicato una ricerca della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) in collaborazione con la Facoltà di Medicina dell’Università Complutense di Madrid e l’Università del Sannio. Lo studio italo-spagnolo ha verificato il rapporto tra ricoveri o decessi per Covid e l’estensione delle aree verdi pubbliche in 10 città italiane e 8 province spagnole con piu’ di 500.000 abitanti. Per l’Italia le città oggetto dell’indagine sono state Roma, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino e Venezia. Per la Spagna Madrid, Barcellona, Valencia, Siviglia, Saragozza, Malaga, Las Palmas e Bilbao. Città con densità di popolazione diverse ma che in rapporto alla qualità ambientale hanno avuto dinamiche diverse nella diffusione della pandemia. In altri termini, contagi, ricoveri e decessi sono stati inferiori in quelle città che vantano una maggiore estensione del verde pubblico e concentrazioni medie annue di PM2.5 molto basse.

Una ricerca con numeri impressionanti

“La ricerca mostra, appunto, i diversi impatti in termini di infezioni, ricoveri e mortalità che il Covid ha prodotto nei diversi territori a seconda dell’intensità dell’inquinamento atmosferico e dell’estensione delle aree verdi, costituendo un’ulteriore prova che l’ambiente influisce direttamente e in modo rilevante sul nostro stato di salute”, dice il presidente Sima, Alessandro Miani. I numeri? Nel 2021, ad un incremento di un 2 km di aree verdi urbane per 100.000 abitanti si sono avuti circa 68 contagi in meno tra la popolazione, 1 ricovero risparmiato e 115 decessi evitati. L’inquinamento atmosferico, poi, è stato ancora più dannoso “laddove ad ogni incremento di 1 microgrammo per metro cubo di PM2.5 per 100.000 abitanti corrispondono 367 contagi in più, 2 ricoveri e addirittura 796 morti evitabili. “Sono numeri drammatici che – neanche a dirlo – fanno il paio con la mission della Società di medicina ambientale, secondo cui la prevenzione in settori come i trasporti, l’energia, l’agricoltura, l’industria è alla base dell’abbattimento dei rischi per la salute derivanti dall’ambiente di vita.

Covid-ambiente: le metodologie della ricerca in Italia e Spagna

Nel caso della ricerca italo-spagnola sono state applicate metodologie di analisi che dovrebbero essere più persuasive di quelle utilizzate in precedenti circostanze. Per le statistiche sono stati utilizzati modelli lineari e generalizzati che includevano anche PM2.5, il pericoloso particolato disperso nell’aria che entra nei polmoni. Un approccio multivariato che ha tenuto conto delle concentrazioni medie annue provenienti dalle stazioni ufficiali di monitoraggio della qualità dell’aria ,in relazione al numero di abitanti. Però, aggiunge Andrea Falco, docente di statistica a Madrid “sono state applicate due diverse metodologie. Un approccio bottom-up per i dati istituzionali spagnoli relativi a contagi/ricoveri/decessi e all’estensione delle aree verdi pubbliche. Per l’Italia è stato, invece ,utilizzato un approccio top-down, partendo dai dati ufficiali di contagi/ricoveri/decessi di ciascuna provincia e collegandoli alle statistiche OCSE sull’estensione del verde pubblico nelle diverse aree”. Il binomio Covid-ambiente, dunque, riaffiora alla vigilia di un autunno incerto sia per le cure da praticare sui territori che per le iniziative da sviluppare. L’aumento di superfici verdi e la lotta alle emissioni inquinanti possono essere il migliore punto di equilibrio per arrivare a quella sintesi con una mobilitazione collegata, auspicata dal fisico Antonello Pasini in un’intervista su FIRSTonline.

Nunzio Ingiusto

Nato a Pomigliano d’Arco (Napoli) è laureato in Scienze Politiche. Giornalista, ha iniziato negli anni ’80. Ha scritto per l’Unità, Paese Sera, Il Mattino, Libero, Il Denaro, Specchio Economico, StartMAG e il Riformista. Nella lunga carriera si è occupato di Mezzogiorno, economia, energia, ambiente. É stato direttore di periodici locali ed account manager in Eni e Italgas SpA. Ha fatto parte di Comitati, Commissioni speciali ambiente ed energia. Già consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione Relazioni Pubbliche (Ferpi) è membro della Federazione Italiana Media Ambientali ( FIMA) e della Free Lance International Press (Flip). E’ autore del libro “Mezzogiorno in bianco e nero “ (Ed. Orizzonti Meridionali). Ha vinto il Premio giornalistico “Calabria ‘79”. Scrive per FIRSTonline, Italia Notizie24, EspressoSud.