Categorie: Editorial
Tipo di Contenuto: cambiamento climatico | clima | emissioni
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Per i prossimi 10 anni, almeno, il mondo non riuscirà a fare a meno del gas. Il metano è tra i gas cosiddetti nobili, ma lascia emissioni in atmosfera. Le industrie di tutto il mondo lo usano, perché in molti casi non hanno alternative. Poi sono anche spaventate da ciò che dovrebbero spendere per abbattere, appunto, le emissioni: 75 miliardi di dollari, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA).
 Il taglio di queste emissioni nocive non ha fatto ancora breccia nelle strategie delle grandi industrie manifatturiere. Si trascinano una prassi ed un sistema di produzione che ha migliorato molte attività e in paesi come l’Italia ha segnato il successo di comparti come l’acciaio, le ceramiche, l’automotive. In fondo chi utilizza gas per usi industriali non si è mai preoccupato delle emissioni in atmosfera. Sono attività ed oneri che competono a chi gestisce i metanodotti. Tuttavia, i costi per non avere sbuffi in aria non sarebbero nemmeno così proibitivi: “meno del 2% delle entrate dell’industria dell’oil&gas nel 2022”.
Il problema così posto, si trova nel report “The Imperative of Cutting Methane from Fossil Fuels” diffuso ieri a Parigi dall’Agenzia internazionale per l’ambiente (IEA). Si tratta di un monitoraggio delle emissioni utile a capire lo stato delle cose. Quello che viene descritto, ovviamente, non fa molto piacere alle industrie che trasportano o vendono metano. “Le prime azioni da parte dei governi e dell’industria per ridurre le emissioni di metano devono andare di pari passo con la riduzione della domanda di combustibili fossili e delle emissioni di CO2”ha detto il direttore dell’IEA Fatih Birol.
Bicol è un economista e sostenitore della transizione energetica ed ha spiegato in più occasioni che  senza tagli delle emissioni di ogni tipo é impossibile restare sotto la soglia di 1,5 gradi del riscaldamento climatico, come il mondo intero si è impegnato a fare. La capacità di rispettare quel limite resta nelle mani dei grandi paesi industrializzati che, purtroppo, fanno fatica a stare al passo con le attese ambientaliste. Il fatto stesso che dopo la guerra in Ucraina sia aumentata la domanda di petrolio e gas per sostenere l’economia,  la dice lunga sul rallentamento di un’economia verde. L’Agenzia per l’ambiente, peccato, viene un po’ smentita.
Per il metano il punto critico sono le fuoriuscite durante il trasporto nelle condotte. Scarsa manutenzione, processi tecnici o altro, il passaggio nei tubi- sebbene non desti pericolo per le persone- non giova alla salute del pianeta. “Ridurre le emissioni di metano dal settore energetico è una delle migliori e più convenienti opportunità per limitare il riscaldamento globale nel breve termine” ha aggiunto Birol”.
Lo scenario futuro vede l’industria chiedere ancora più gas fino ad un 13 % in più per i prossimi 10 anni. Bisogna, allora, investire ed usare le nuove tecnologie – dice il report IEA- che sono state testate e sono economicamente sostenibili. La soluzione è tecnica e vuole che le Corporate si facciano carico di assicurare le forniture richieste ma al tempo stesso compiano azioni di rispetto dell’ambiente. Si preparano anche loro ad un futuro migliore per tutti. É solo il caso di ricordare che se l’economia che verrà dovrà essere green meglio cominciare ora.
di Nunzio Ingiusto