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Per greenwashing si intende la tecnica di comunicazione o di marketing utilizzata per presentare aziende, istituzioni, enti come ecosostenibili anche quando in realtà non lo sono.

Ma da dove nasce questo termine?

Il primo a coniare la parola fu Jay Westerveld nel 1986. Ambientalista americano, Westerveld evidenziò la pratica delle catene alberghiere che facevano leva sull’ impatto ambientale del lavaggio della biancheria per invitare i clienti a ridurre il consumo di asciugamani, nascondendo in realtà una motivazione puramente economica legata a un taglio nei costi di gestione.

Da uno studio di McKinsey, circa il 70% dei consumatori di fronte a una scelta di acquisto preferisce un prodotto a ridotto impatto ambientale. Questo, come riportato dal canale Will Media, rischia di portare i brand a “vestirsi di verde” illudendo i consumatori di fare acquisti green pur mantenendo pratiche poco sostenibili.

Come comportarsi di fronte a questo problema e soprattutto riconoscere le aziende che fanno greenwashing?

Delle soluzioni possono essere:

Prestare particolare attenzione alle etichette dei prodotti che si acquistano per verificare che il bene sia naturale ed effettivamente ecosostenibile

Dubitare di espressioni vaghe, imprecise o poche chiare che vengono spesso utilizzate dalle imprese che cercano di presentarsi green agli occhi dell’utente

Cercare nel sito web del web del brand o della azienda il bilancio di sostenibilità e cercare di ricostruire a catena di approvvigionamento