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C’è stato un momento, fra il 1979 e il 1989, in cui i rappresentanti politici e la grande industria si sono dimostrati disposti a mettere in primo piano la tutela del pianeta e a collaborare con scienziati e attivisti per affrontare le conseguenze del riscaldamento globale. In più occasioni, durante quel decennio, le maggiori potenze mondiali
sono arrivate a un soffio dal condividere un serio impegno sul cambiamento climatico. Ma non ce l’hanno fatta. “Perdere la terra” racconta i retroscena di questo fallimento, concentrandosi sul ruolo di uno dei principali responsabili di emissione di anidride carbonica, gli Stati Uniti d’America, e ricostruendo l’infaticabile contributo di
alcuni eroi che hanno lottato per risvegliare la coscienza pubblica, come Rafe Pomerance, “lobbista per l’ambiente”, e James Hansen, astrofisico e climatologo. Il primo si muove attorno al mondo della
politica, il secondo parte dalla ricerca scientifica, ma il loro obiettivo è comune: spingere il governo del loro Paese ad agire prima che sia troppo tardi, e a farsi promotore di un accordo internazionale vincolante. Le loro vicende personali e professionali s’intreccianocon quelle di numerosi altri personaggi: scienziati appassionati e
incerti; filosofi ed economisti “fatalisti”; negazionisti senza scrupoli; compagnie petrolifere e del gas interessate ai benefici economici di un clima stabile e di risorse energetiche alternative; giornalisti alternativamente allarmisti e sprezzanti; giovani politici, come Al Gore, che provano a cambiare le cose dall’interno delle Istituzioni; e
presidenti degli Stati Uniti capaci, col loro entourage, di alterare da un giorno all’altro il destino del mondo intero. Quella raccontata da Rich sembra una classica storia americana, in cui i buoni e i cattivi si danno battaglia a suon di rapporti scientifici e disegni di legge, udienze pubbliche e commissioni, tentativi di censura e campagne
infamanti. Ma di questa storia tutti noi, oggi, siamo vittime e insieme protagonisti, perché il finale è ancora da scrivere. Il passato ci insegna che politica, scienza, tecnologia ed economia da sole non bastano a raggiungere una soluzione di fronte al cambiamento climatico. È necessario riportare al centro la dimensione etica del
problema. Ora che l’esistenza della nostra civiltà è incontrovertibilmente minacciata, cosa siamo disposti a fare? Siamo disposti a modificare il nostro stile di vita? Riusciremo a scrivere una storia diversa per i nostri figli e nipoti?

N. RICH,
Perdere la terra, Una storia recente,
2019, Ed. Mondadori,
pagg.176, euro 14,70.