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Un appello al governo italiano e alle governance planetarie è partito durante il webinar organizzato il 22 marzo in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua 2022

Un appello al governo italiano e alle governance planetarie è partito dal webinar “Water unites the World. Climate Change. Reducing the deep impact on water” organizzato ieri, 22 marzo 2022, in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua da Earth Tecnology Expo. I dati elaborati dalla Fondazione Earth Water Agenda su analisi Unesco-Oms rilevano che l’acqua nel mondo non è uguale per tutti.

Il 40% dell’umanità, infatti, soffre l’emergenza acqua. A livello globale 1,42 miliardi di persone, con 450 milioni di bambini, vivono in aree ad alta vulnerabilità idrica di 80 paesi tra Africa, Asia e Medio Oriente. Altri 2,5 miliardi non ne hanno a sufficienza né per l’igiene di base né tanto meno per le necessità nutritive. È questa l’analisi dell’ultimo rapporto Unicef-Oms presentata al webinar della Fondazione Earth and Water Agenda, che vede circa metà popolazione mondiale priva di fognature funzionanti e dove un bambino sotto i 5 anni ogni 18 secondi muore per la sete, per malattie conseguenti alla mancanza di acqua o provocate da acque inquinate, come colera, epatite A, tifo o poliomielite.

Il problema dell’acqua nel mondo: dai cambiamenti climatici alle “Water Wars”

Gli effetti dei cambiamenti climatici con gli impatti sulle acque salate dei mari, degli oceani e delle acque dolci e gli effetti dei conflitti per l’acqua porteranno nel lungo periodo a esodi e spostamenti delle popolazioni. Uno studio della Banca Mondiale – rilevato dalla Fondazione EWA Earth Water Agenda – avverte che si metteranno in moto entro il 2050 almeno 143 milioni di migranti climatici come conseguenza di siccità e mancanza d’acqua, carestie, epidemie, inaridimento di aree agricole, aumento del livello del mare con rischi di sommersione di isole, atolli del Pacifico e di tratti costieri mediterranei, ma anche di devastazioni di aree urbane per eventi meteo-catastrofici tra l’Asia centrale e l’Africa subsahariana occidentale.

Sono in aumento, inoltre, le guerre per il controllo di riserve idriche nei punti più caldi del Pianeta come le tensioni tra India e Pakistan per il fiume Indo, tra Egitto e Sudan per il Nilo o i contenziosi tra USA e Messico per le acque del Rio Grande e del Colorado. Le crisi idriche, si legge nell’ultimo rapporto ONU sul “World Water Development” della Fondazione Earth Water Agenda, hanno portato ad un aumento significativo delle cosiddette “Water Wars” che, se tra il 2000 e il 2009 erano 94, dal 2010 ad oggi sono salite a 263.

“Nel tempo dei cambiamenti climatici, nonostante il 71% del pianeta sia azzurro per l’acqua e nonostante l’acqua sia il primo indicatore di sconvolgenti mutamenti climatici, i ‘potenti’ della Terra non le dedicano un G20 o un G7, uno speech nelle assise mondiali o un capitolo negli Accordi sul Clima come quello siglato a Parigi del 2015 e nelle successive Conference of the Parties della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici” – spiega Erasmo D’Angelis, Segretario Generale dell’Autorità di bacino dell’Italia Centrale.

Acqua e Water Policy: a che punto è l’Italia?

E l’Italia dove si colloca in questa Water Policy? Se l’acqua è la più antica fonte di energia pulita utilizzata dall’uomo, è l’Italia il Paese che vanta la più antica tradizione nello sfruttamento dell’energia rinnovabile idroelettrica. Questo è un altro dato emerso durante il webinar “Water unites the World. Climate Change. Reducing the deep impact on water” svoltosi nella giornata di ieri 22 marzo.

Un secolo fa l’Italia è stata all’avanguardia mondiale nello sviluppo di sistemi idraulici in grado di trasformare la forza meccanica dell’acqua in energia elettrica. In un settore percepito ancora come tradizionale, oggi l’innovazione tecnologica punta alla maggiore sostenibilità del ciclo operativo che passa, ad esempio, da distrettualizzazioni, segmentazione di reti, depurazione sempre più efficiente, ricerca e riduzione di perdite oltre che da servizi sempre più evoluti per i cittadini.

“L’Italia è il Paese più ricco d’acqua in Europa e tra i più ricchi del mondo, ma tra i più poveri di infrastrutture idriche soprattutto al Sud. Siamo beneficiati da una media di 305 miliardi di metri cubi l’anno di acqua piovana, una dotazione record, superiore a quella di tutti gli altri Paesi dell’Unione e persino alle medie delle piovosissime Germania e Francia.” – continua ancora il Segretario Generale Erasmo D’Angelis.

Acqua e investimenti pubblici in Italia: cosa è previsto nel PNRR?

Acqua richiede, però, investimenti e nuove risorse nel PNRR. In Italia, infatti, è crescente la necessità di infrastrutture idriche e ciò è dimostrato dalla vasta e prolungata siccità in corso nel centro-nord a partire dal bacino del Po che richiederebbe la realizzazione di almeno 2000 piccoli e medi invasi di immagazzinamento delle acque piovane e fluviali. La Fondazione Earth Water Agenda rileva, inoltre, le condizioni di sottosviluppo infrastrutturale idrico nel Mezzogiorno.

Dati preoccupanti riguardano la depurazione che è assente o insufficiente ancora in 939 agglomerati urbani, cioè circa 2500 Comuni italiani, con almeno un terzo di abitanti della Penisola non ancora allacciato a un depuratore o a una rete fognaria. Anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza all’acqua sono destinate risorse, seppur scarse, ma urgono investimenti pubblici adeguati ad accompagnare quelli tariffari che da soli metteranno a regime reti e impianti tra circa 250 anni, come previsto dall’Associazione delle aziende idriche Utilitalia.

Oggi il PNRR ha in programma di stanziare 4.3 miliardi di euro (dei complessivi 191,5 miliardi) che saranno destinati “alla riduzione delle perdite del 15%, a limitare inefficienze, incrementare la resilienza impianti idrici ai cambiamenti climatici, comprese digitalizzazione e monitoraggio delle reti, costruire 25.000 km di rete idrica” (900 milioni), all’agrosistema irriguo (880 milioni), ai depuratori 600 milioni”.

“L’acqua è la nostra principale alleata nella battaglia climatica […] produce oltre il 50% di ossigeno e assorbe un terzo dell’anidride carbonica, regola il clima con correnti e maree e va protetta […] con opere e interventi contro l’inquinamento da scarichi industriali e urbani, da plastiche e micro-plastiche e con monitoraggi costanti” – questo ancora l’accorato monito di Erasmo D’Angelis, Segretario Generale dell’Autorità di bacino dell’Italia Centrale. Ciononostante, i fondi destinati dal PNRR all’acqua, seppur possano sembrare una goccia in mezzo al mare degli investimenti più urgenti per il nostro Paese, daranno il via allo stanziamento di ben 65 miliardi di euro per i prossimi 20 anni (dati rilevati da Utilitalia).

Di Giulia Panebianco