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L’inquinamento atmosferico resta la causa principale di morti premature in tutta Europa. Siamo arrivati a quota 300mila e non si vedono miglioramenti sostanziali, a meno che non si rivedano i limiti delle emissioni. Ecco il punto. La sessione plenaria del Parlamento europeo del 10-13 luglio dovrebbe approvare nuovi limitazioni alle emissioni di particolato PM2,5 e PM10, biossido di azoto NO2, anidride solforosa SO2 e ozono O3. Sono tutte sostanze altamente nocive che circolano nei Paesi dell’Ue superando limiti già prescritti. Le nuove norme dovrebbero assicurare che la qualità dell’aria non sia dannosa prima di tutto per la salute umana, ma anche per gli ecosistemi naturali e la biodiversità. La Commissione Ambiente dell’Ue ha esaminato i nuovi limiti, ma la decisione è passata con un piccolo scarto di voti. Secondo me è un nuovo segnale di disallineamento rispetto a ciò che la Commissione aveva messo all’ordine del giorno ad ottobre scorso. Una riduzione progressiva nel tempo secondo le linee guida dell’OMS per arrivare ad inquinamento zero nel 2050. Entro quell’anno i singoli Paesi dovranno stabilire anche tappe intermedie di abbassamento degli impatti. L’Oms- ricorda il SNPA, il servizio di protezione ambientale italiano- non stabilisce un valore al di sotto del quale non vi sia rischio, ma individua come limite inferiore di esposizione dei valori definiti “air quality guideline level”.

Negli ultimi anni è stato accertato un incremento della mortalità totale, dovuta in particolare a cause cardiopolmonari. I valori limite  sono di 40 microgrammi per metro cubo e 50 microgrammi per metro cubo da non superare più di 35 volte in un anno. In parole povere, se vogliamo salvarci dal disastro ambientale si devono ridurre di almeno il 55 % gli impatti sulla salute e del 25% quelli sugli ecosistemi. L’Italia in questo contesto ha tutto da guadagnare perché mantiene il primato del più alto inquinamento in Europa nella pianura padana. I deputati europei a favore della revisione delle norme assicurano che il sistema migliorerà anche grazie a nuovi campionamenti dell’aria. Si parla di punti di campionamento per ogni due milioni di abitanti. Se Paesi come Cina, Brasile, Messico, India, avessero adottato simili parametri l’Organizzazione mondiale della Sanità si sarebbe lamentata di meno. Quindi, l’Europa che adotta limiti più stringenti, dovrebbe essere di esempio.

L’inquinamento atmosferico non ha confini e pur riconoscendo che è un’ovvietà in  queste ore abbiamo la  prova evidente della nube tossica degli incendi in Canada. Dopo aver interessato gli USA ha sorvolato l’Atlantico ed è arrivata in Galizia nella Spagna nord occidentale. Siano alla “globalizzazione” dei misfatti ambientali e climatici. In politica la sintesi è il tesoro più ambito. Per questo penso che bisogna trovare la soluzione più adatta, che sui temi ambientali e della salute, non può essere lo scarto di pochi voti in una Commissione o in un’aula parlamentare. Ci vogliono norme robuste che  tengano conto anche delle posizioni di chi si ribella ai nuovi limiti in ragione della produttività e del transito delle merci. Il rovescio della medaglia (che gli oppositori pure conoscono) sono le misure straordinarie di chiusure delle città che immancabilmente arrivano. Se si fanno scelte radicali avremo conseguenze  dall’una e dall’altra parte. La salute pubblica e l’ambiente nel quale viviamo, vanno tutelate nel vasto programma di transizione energetica ed ecologica che non si mina alla radice. A luglio il Parlamento europeo discuterà anche delle informazioni da rendere pubbliche sui sintomi associati ai picchi di inquinamento atmosferico. Un percorso che sarebbe suicida interrompere.

di Nunzio Ingiusto