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Chi salverà il pianeta? Intervista a Andrea Grieco

Andrea Grieco è divulgatore e attivista su tematiche di sostenibilità ambientale e diritti umani. Si è impegnato come lobbista per Amnesty International Italia e ora collabora per diverse aziende private come consulente nella comunicazione degli SDGs. Ha realizzato un TEDx dal titolo “Il cambiamento climatico esiste” ed è stato inserito nella LinkedIn TopVoices Green & Climate Change.

Abbiamo deciso di fare una chiacchierata con lui per scoprire il suo impegno nella lotta alla crisi climatica e comprendere insieme come possiamo agire per fronteggiarla.

Come è nato il tuo interesse per la lotta al riscaldamento globale?

La mia sensibilità per le tematiche legate al cambiamento climatico e ai diritti umani affonda le sue radici nella mia infanzia. Sono nato e cresciuto in Basilicata, una regione devastata dall’inquinamento e dallo sfruttamento di Eni, il Texas d’Italia. Sin da bambino grazie alla mia famiglia ho sempre avuto ben chiaro che se non proteggi l’ambiente non potrai mai proteggere te stesso. A questo si è unita una profonda consapevolezza sulla necessità di garantire i diritti umani a tutti nel mondo: ho studiato ogni cosa di Nelson Mandela, Martin Luther King, Vandana Shiva, Wangari Maathai e da loro ho appreso cosa significa dedicarsi alla causa e lottare per i propri ideali e per un mondo più equo.

Attualmente di cosa ti occupi e come riesci a comunicare le tue idee?

Attualmente sono Head of Impact di AWorld, l’unica piattaforma scelta dalle Nazioni Unite per supportare la Campagna mondiale per promuovere l’ Agenda 2030 e le azioni positive dei singoli contro il cambiamento climatico in tutto il mondo. Nel frattempo sono divulgatore e campaigner su tematiche legate al cambiamento climatico e ai diritti umani, con un focus sui migranti climatici.

Sei entrato nelle top voices di Linkedin 2022 Ambiente. Come gestisci la responsabilità di fare informazione su temi particolarmente sensibili di fronte a un grande pubblico?

Ammetto che a volte sento una responsabilità più grande di me, ma ho imparato a gestirla e a non farmi trasportare dalle onde mediatiche dei social, che creano solo notizie a scadenza. Quello che per me è importante è invece creare consapevolezza sui temi che mi stanno a cuore e che devono essere la priorità: la crisi climatica e la tutela dei diritti umani.

Quali sono i tuoi canali e le tue fonti preferenziali per rimanere aggiornato?

Ogni mattina all’alba faccio una mia rassegna stampa internazionale e di riviste scientifiche, poi approfondisco alcuni temi dai report ufficiali.

In un tuo intervento a “Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale” hai sostenuto che, in tema di sostenibilità, il pericolo di attivismo performativo è dietro l’angolo. Come riconoscerlo e prevenirlo?

L’attivismo performativo purtroppo colpisce ogni forma di lotta sociale al giorno d’oggi, e sui social è ancora più semplice cadere nel tranello. L’attivismo performativo si riconosce individuando le cause alle quali si dedicano i content e capire se è fatto solo per l’engagement, senza quindi nessuna etica sottesa.

Ci puoi consigliare 3 buone pratiche che tutti possiamo già da ora recepire per attivarci nella lotta alla crisi climatica?

Sicuramente smettere di mangiare carne e passare ad una alimentazione vegetale, perché con i nostri allevamenti intensivi stiamo distruggendo ecosistemi e annientando specie animali. Poi, chiedersi sempre la provenienza dei nostri capi d’abbigliamento e mai acquistare in maniera

disattenta: il fast fashion uccide migliaia di lavoratori in tutto il mondo e devasta gli ecosistemi. In ultimo, cercare di prendere parte al cambiamento acquisendo maggiore consapevolezza, per esempio scaricando l’app AWorld e prendendoci i nostri spazi di confronto e discussione, promuovendo politiche che rispettino i diritti di tutti e dell’ambiente.

Per concludere, puoi dare ai nostri lettori un consiglio su un libro, un podcast, una persona che ti hanno particolarmente ispirato?

Un libro che consiglio è “ Il dilemma dell’onnivoro” di Pollan, una vera e propria inchiesta su come si produce il cibo e su quanto siamo la causa di un sistema fortemente basato sull’uccisione degli animali. Il podcast che suggerisco a tutti è quello di un’amica e compagna di lotte, Silvia Semenzin, sociologa e attivista, che si chiama What a FAQ.

Invece le persone che mi hanno ispirato sono tante, sin da bambino, e quindi non ne posso scegliere una soltanto proprio per tenerle tutte nella mia mente e nel cuore.

 Marco Camporese