Categorie: Editorial
Tipo di Contenuto: Conferenza sul Clima | cop26 | Egitto
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Ha preso il via domenica 6 novembre, la COP 27.

Si tratta dell’appuntamento annuale promosso dalla UNFCCC (la Conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici) dove sono svolti i negoziati sul clima: l’appuntamento quest’anno sarà svolta a Sharm el-Sheikh, in Egitto, 6 al 18 novembre.

Un anno fa l’attesa per la COP26 di Glasgow era altissima: centrale nella comunicazione mainstream, iniziative preparatorie in tutto il mondo, la conferenza Youth4Climateideata dall’Italia per dare voce ai giovani e diverse manifestazioni durante l’evento nella città scozzese per mettere pressione ai decisori politici sull’urgenza di agire contro la crisi climatica.
In Egitto quest’anno c’è un clima diverso anche da questo punto di vista: l’attesa non è la stessa e le manifestazioni sono state – di fatto – vietate dal governo del Cairo (con grandi polemiche), ma questa COP27 resta comunque un momento di negoziato sul clima.

La struttura della COP prevede due consessi paralleli. Uno è quello dei negoziati veri e propri, con i decisori politici che, guidati dalla presidenza di turno e dai delegati del UNFCCC, conducono i negoziati: l’altro è la cosiddetta Green Zone, dove la società civile, le imprese, i giovani, le università propongono il proprio punto di vista ai governi, si confrontano e cercano di fornire strumenti utili per gli accordi ma anche di costruire un’azione congiunta diretta contro la crisi climatica.

COP: che cos’è?

In attesa di capire cosa succederà a Sharm el-Sheikh, ripassiamo cos’è una COP e quali sono i suoi obiettivi.
Bisogna ripartire dal 1994, 27 anni più uno di pausa dovuta al Covid, quando venne istituita la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). I Paesi che approvarono questa Convenzione sono le “Parti” che annualmente si riuniscono appunto nelle COP – Conference of Parties. Nel corso di questi 28 anni i cambiamenti climatici da incerta eventualità sono diventati assoluta certezza, i loro effetti sono parte del nostro quotidiano e rappresentano la più grande sfida che l’umanità si trovi ad affrontare.
Ogni anno si è succeduta una COP: alcune hanno avuto molta visibilità, su tutte Kyoto nel 1997 con il primo Protocollo sul Clima, molte volte purtroppo hanno deluso le aspettative, come a Copenaghen nel 2009. Sicuramente la più importante è stata quella di Parigi 2015, che ha visto la storica firma dell’omonimo Accordo negoziato da parte di 196 Paesi del mondo.

 

Lo stato odierno degli obiettivi climatici

 

 

L’Accordo di Parigi stabilisce infatti un quadro per mantenere l’aumento del riscaldamento globale entro i 2 °C entro fine secolo, ma facendo tutti gli sforzi possibili per stare entro i +1,5 °C così come raccomandato dall’IPCC.
Tuttavia mondo si sta allontanando dall’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 2°C: infatti, anche secondo le previsioni contenute nel recente rapporto dell’UNEPentro fine secolo il riscaldamento del pianeta rischia di superare ampiamente la soglia dei +2°C, un livello “catastrofico” che rende urgente agire immediatamente.
In base agli impegni attuali della maggior parte dei Paesi, che si sostanziano in una diminuzione delle emissioni del 5% entro il 2030, c’è infatti il 66% di rischio che il riscaldamento tocchi un incremento tra 2,4°C e 2,6°C entro fine secolo.

Se invece i Paesi riuscissero a rispettare la neutralità carbonica l’aumento delle temperature si fermerebbe a 1,8°C, uno scenario “al momento non credibile”.
Per mantenere 1,5°C, le emissioni dovrebbero essere ridotte del 45% rispetto ai livelli attuali, basterebbe invece una riduzione del “solo” 30% per restare entro i + 2°C.
Con queste premesse appare evidente la motivazione delle scarse le aspettative verso questo vertice, dove non sono in discussione nuovi tagli alle emissioni o impegni concreti, ma solo questioni procedurali, tecniche e di regolamentazione di alcuni aspetti formali dell’accordo di Parigi.
Per rispettare l’Accordo di Parigi ciascun Paese deve osservare un Piano Climatico Nazionale con obiettivi di riduzione delle proprie emissioni detto NDC – Nationally Determined Contribution. Si tratta di “promesse” che al momento però attuali non sembrano essere mantenute dato che le proiezioni danno al 2030 nella migliore delle ipotesi una stabilizzazione della crescita emissiva e non la necessaria rapida diminuzione.

Fonte: https://www.reteclima.it/cop-27-al-via-la-conferenza-sul-clima-in-egitto-tra-limitate-attese-e-difficolta/