L’antivigilia di Natale sarà passato un mese dalla tragedia di Ischia. I morti riposano in pace e sull’isola la rabbia e lo sconforto si toccano ancora con mano. L’Italia resta un Paese fragile, esposto a mille pericoli, da Nord a Sud, con la preoccupazione costante di milioni di cittadini. Il governo di Giorgia Meloni, oltre all’emergenza per Ischia, si è impegnato ad adottare il piano contro i cambiamenti climatici fermo da anni. Su questi temi abbiamo intervistato il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci.
Signor Ministro, iniziando dalla tragedia di Ischia, possiamo riassumere il quadro della situazione e la portata del disastro?
In sede di informativa urgente al Parlamento, ho fornito il quadro della situazione determinatasi sull’Isola in seguito alla frana. Le vittime come si sa e di cui sono stati recuperati i corpi – particolare dolore mi hanno procurato quelli dei bambini – sono state dodici. I feriti, quattro. I danni sono ingenti e il governo ha già stanziato 12 milioni di euro per i primi interventi. Conto quanto prima di essere a Ischia nuovamente, per verificare di persona l’evoluzione della situazione.
La tragedia di Ischia rimanda a diverse responsabilità e a ritardi nell’attuazione dei piani di prevenzione. In particolare il piano di adattamento ai cambiamenti climatici, mai approvato in via definitiva. Che impegno si sente di prendere a nome del governo?
Purtroppo, l’Italia non ha ancora un piano di adattamento ai cambiamenti climatici: il che è grave, non posso sottacerlo. Una bozza si trascina da più stagioni governative, senza che sia mai divenuto strumento adottato e operativo. Il governo Meloni – è un impegno che mi sento di prendere – conta di dotare la Nazione di quello strumento nel minor tempo possibile.
Secondo Lei è arrivato il momento di abbattere le case costruite in zone a rischio. Intendo dire non solo ad Ischia, evidentemente.
È una questione che per molti anni nessuna classe dirigente ha affrontato con decisione e volontà di risolverla. Capisco che si tratta di una problematica complessa che richiede coraggio e determinazione. E senza generalizzare. Probabilmente occorre procedere dando priorità alle costruzioni abusive nelle zone più a rischio, dove c’è un vincolo assoluto ed evidente pericolo per la vita delle persone. Le strade, a mio parere, sono due: innanzitutto bisogna garantire adeguata tutela ai sindaci che dovranno procedere all’esecuzione dei provvedimenti di demolizione. In secondo luogo, occorre stabilire un’intesa col Ministero della Difesa per assicurare un ruolo operativo nelle demolizioni ai reparti logistici delle Forze Armate.
Da quando si è insediato che idea si è fatto sulla situazione idrogeologica dell’Italia?
Siamo una Nazione fragile nel suo territorio, una fragilità che forse è più grave delle criticità e dei gap economici. Ma, mentre al dato economico le istituzioni hanno rivolto notevole attenzione, questa debolezza del nostro territorio nazionale si è aggravata perché negli anni non è stata accompagnata da una adeguata consapevolezza del ceto politico e conseguentemente degli stessi cittadini. Si è fatto poco e male e ci vorranno anni per recuperare questi ritardi storici. Ma siamo già all’opera: un Piano di prevenzione strutturale, congiuntamente – un dato per me assolutamente prioritario – alla ricognizione alle risorse non spese, sono i punti dai quali stiamo partendo. Inoltre ho già incontrato, qualche giorno fa, gli assessori regionali alla Protezione civile: è molto importante avere un rapporto diretto e proficuo con i territori. Dobbiamo fare squadra.
Il governo vuole rivedere ed aggiornare il PNRR. In quello attuale ci sono 15,06 miliardi di euro per la gestione del rischio di alluvione e la riduzione del rischio idrogeologico. Secondo Lei sono sufficienti o si pensa di rivedere anche questi capitoli di spesa?
Il presidente del Consiglio, qualche volta tra pretestuose incomprensioni, sta battendo molto sulla necessità di aggiornare il PNRR. Ecco: la tragedia di Ischia spero abbia fatto comprendere a tutti, sia a livello di società politica, come anche di società civile, che l’adeguamento di quel Piano, negli obiettivi e nelle risorse, sia una drammatica esigenza.
Per finire, Ministro Musumeci. In tema di prevenzione ci sono progetti per monitorare il territorio con tecnologie avanzate come quello dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia insieme a una società del Gruppo Telespazio. Sono la strada giusta per allertare in tempo gli 8 milioni di italiani che vivono in zone a rischio idrogeologico ?
Metteremo in rete tutte le risorse tecniche e scientifiche che abbiamo a disposizione, sia per il monitoraggio del rischio che per l’allertamento della popolazione. Ho fatto il primo punto di programmazione con tutti gli assessori regionali alla Protezione civile qualche giorno fa, come ho detto, presso la sede del Ministero. La riunione con i rappresentanti delle Regioni sarà istituzionalizzata. Dobbiamo fare squadra, oltre le appartenenze, per la sicurezza dei nostri cittadini.
Nunzio Ingiusto