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Cinque sezioni: geosfera, idrosfera, biosfera, atmosfera e antroposfera per spiegare agli italiani in quali condizioni critiche si trova il Paese. L‘Atlante dei dati ambientali dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) è stato presentato poco prima che in Emilia Romagna accadesse il finimondo. Un documento completo che in queste ore viene riscoperto e consultato. Man mano che si pensa a come ricostruire le zone alluvionate, il lavoro dell’Istituto torna utile per comprendere i livelli di rischio sui quali siamo seduti. Domani il Consiglio dei Ministri approverà le misure per affrontare la ricostruzione. “Prevediamo stanziamenti per una serie di interventi di immediatezza: dal blocco della riscossione alle scadenze giudiziarie, dal ripristino della viabilità a banalmente, lo sfangamento di terreni pubblici” ha detto alla trasmissione Mezz’ora in più, il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. E con la Regione Emilia Romagna saranno valutati anche stanziamenti  immediati, mentre la catena della solidarietà non si ferma.

“L’ambiente è una risorsa preziosa e fragile, che richiede una conoscenza approfondita e aggiornata per essere tutelato e governato” dice il presidente dell’Ispra Stefano Laporta. L’obiettivo dei documenti preparati dall’Istituto sta proprio nel cercare
di tenere insieme scienza e comunicazione. Dovremmo abituarci tutti ad avere maggiore rispetto per ricercatori e operatori sul campo che rilevano dati e fanno proiezioni. Alla domanda sull’eccesso di burocrazia il Ministro Pichetto a Lucia Annunziata ha risposto che si, le procedure vanno snellite. Data la situazione emergenziale l’auspicio è che nei provvedimenti che il governo
adotterà, la catena di comando non sia affatto lunga. La premier Giorgia Meloni, anche lei in un certo senso, ha garantito alla popolazione che tutto si svolgerà in tempi celeri, per cui c’è solo da avere fiducia. Perché allora i dati Ispra vanno posti a fondamento delle decisioni che si stanno per prendere ? Perché sono strumenti utili e accessibili per tutti coloro – cittadini, studenti, ricercatori, professionisti, decisori politici – che vogliono migliorare la propria conoscenza dell’ambiente. Dati, grafici, mappe indispensabili, sia a livello nazionale che locale,così da “favorire una maggiore sensibilizzazione e partecipazione alla salvaguardia dei territori e per supportare la pianificazione e il governo del territorio”.
I ricercatori hanno studiato il suolo, l’acqua, la biodiversità, i rifiuti, l’energia, gli impatti ambientali delle attività umane. L’Italia dispone di un Sistema informativo nazionale ambientale (Sina) tra i meglio attrezzati d’Europa. Eppure, molte decisioni vengono prese senza un reale riscontro con i database custoditi e aggiornati nel Sistema. Dalla sezione dedicata alla geosfera dell’Atlante, per esempio, si ricavano indicazioni sulla geologia di base, sulla permeabilità delle rocce, sulle faglie, sulle frane, sul consumo di suolo. L’Atlante integra l’EcoAtlante – altro portale dell’Ispra- che raffigura una serie di percorsi cartografici interattivi. Nello specifico ci dice che il territorio emiliano-romagnolo è costituito per il 50% da zone montano-collinari e per l’altro 50% da pianure. Le frane note agli scienziati prima dei disastri di questi giorni in Emilia Romagna sono state oltre 80.000 su un totale di 620.000 in tutta Italia. L’Appennino emiliano romagnolo è costituito da terreni con un’elevata componente argillosa e in più ” gran parte delle frane esistenti, in particolar modo quelle di grandi dimensioni possiedono caratteri di notevole persistenza nel tempo. A periodi di quiescenza di durata pluriennale o plurisecolare si alternano, in occasione di eventi pluviometrici, rimobilizzazioni in massa più o meno estese” questo il contenuto dell’ultima nota emessa dall’ Ispra. “Abbiamo trasformato il nostro territorio senza renderci conto delle conseguenze” ha scritto l’ex premier Romano Prodi.

Il valore dei dati Ispra ci rimanda alla prevenzione, alla capacità di saper amare le nostre terre, di voler tutelare anche con azioni più modeste e personali. Un po’ (solo un po’) di autocoscienza se abbiamo costruito la casa vicino a situazioni di
pericolo, in modo abusivo, senza troppo pensare ai pericoli, non è riprovevole. Siamo dinanzi a fenomeni estremi ed improvvisi che, purtroppo, possono ripetersi e il Piano nazionale di assetto idrogeologico s’ha da fare assolutamente. Il Piano
clima ed energia – il Pniec, atteso da anni- sarebbe già una prima risposta. Tra un anno al massimo bisogna consegnarlo alla Commissione europea e tra quattro giorni ( il 26 maggio) scade la consultazione on line sul sito del Ministero dell’Ambiente. Davanti a simili disgrazie si ricorda sempre il rispetto per le vittime. Ma rispetto vuol dire anche darsi da fare, preparare le risposte ai disastri. Subito.

di Nunzio Ingiusto