Categorie: Editorial
Tipo di Contenuto: orsi polari | siberia | sostenibilità
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L‘incontro di un fotografo (semi)amatoriale in viaggio verso l’Artico: venti orsi «occupano» la stazione meteorologica dismessa di Kolyuchin, in Siberia. Una cartolina dal futuro?

Quella sull’isola di Kolyuchin, estrema propaggine siberiana con l’Alaska all’orizzonte, era una stazione meteorologica. Costruita dalla Russia sovietica nel distretto autonomo di Chukotka, chiusa nel 1992. Di là oggi ci arriva, infatti, un bollettino meteo della nostra epoca: gli orsi polari si rifugiano nelle casette del villaggio disabitato attorno alla stazione; barili di petrolio giacciono qua e là; non c’è un fiocco di neve. Così, affacciati a porte e finestre come in una versione apocalittica della fiaba di Ricciolidoro, gli orsi bianchi sono apparsi al fotografo amatoriale Dmitry Kokh «mesi fa, e non smetto di rivederli nei sogni». Da molti anni, racconta Kokh al Corriere, «desideravo fotografare gli orsi polari. Sono stato a lungo un fotografo di animali ma solo per hobby. Di lavoro sono imprenditore informatico: ho novanta dipendenti. Ma poi la natura si è presa il suo spazio nella mia vita, sempre di più». Proprio come a Kolyuchin.

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Fonte: corriere.it