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Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha trasmesso, in maniera ufficiale, alla Commissione europea la proposta aggiornata contenuta nel Pniec, ovvero il Piano nazionale integrato energia e clima.

È un documento estremamente lungo, al cui interno sono fissati gli obiettivi principali da raggiungere entro il 2030 su diversi fronti: efficienza energetica, energie rinnovabili, riduzione delle emissioni di CO2, mobilità sostenibile e anche sicurezza energetica. Entro giugno 2024, Bruxelles dovrà procedere con l’approvazione definitiva del testo. L’Italia è, da sempre, uno dei Paesi più avanzati in ambito di efficienza energetica per 2 motivi principali: da un lato, i costi elevati del mercato che hanno spinto i consumatori verso un uso ragionevole ma soprattutto consapevole dell’energia; dall’altro, gli investimenti e i finanziamenti che sono stati indirizzati alla promozione dell’efficienza energetica.
Nonostante ciò, la sfida e gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 sono veramente molto complessi, in particolare per quanto riguarda la decarbonizzazione. Ma prima, bisogna fare un passo indietro e capire cosa è successo in questi anni, anche attraverso il Pniec del 2019.

Piano nazionale integrato energia e clima 2019

Il testo del Pniec del 2019 conteneva al suo interno obiettivi molto ambiziosi, che non sono stati raggiunti e che quindi sono stati rimodulati: per il 2030 la penetrazione delle fonti rinnovabili a politiche vigenti assume un valore del 27%,contro un obiettivo del Pniec 2019 del 30%; il consumo finale a politiche vigenti assume un valore di 109 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), contro un obiettivo del 2019 di 104 Mtep; o ancora, la riduzione delle emissioni nel settore non industriale a politiche vigenti assume un valore di 28,6%, contro un obiettivo del Pniec 2019 del 33%.
Questi obiettivi, oltre a non essere stati raggiunti, si sono rivelati troppo ambiziosi, senza contare che, dal 2020 in poi, il mondo è cambiato radicalmente. Il contesto in cui è stato inserito il Pniec, quindi, si è modificato prima con la pandemia e poi con la guerra in Ucraina e con tutte le conseguenze dell’evento, come la crisi energetica e lc.
La guerra in Ucraina, infatti, ha colpito il principale fornitore di energia e gas in Europa, la Russia, ed ha dato inizio a un programma di approvvigionamento energetico, il RepowerEu,con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai combustibili russi e di fortificare la sicurezza e la resilienza del sistema energetico europeo.
Nonostante questa situazione macroeconomica complicata, il testo del Pniec mira a diversi punti: le fonti rinnovabili elettriche; la produzione di gas rinnovabili e altri biocarburanti compreso l’Hvo (olio vegetale idrotrattato); le ristrutturazioni edilizie e l’elettrificazione dei consumi finali; la diffusione delle auto elettriche e la politiche per la riduzione della mobilità privata; la Ccs (cattura, trasporto e stoccaggio della Co2).

 

Fonti rinnovabili

L’Italia ha sempre dato molta importanza alle fonti rinnovabiliall’interno del piano energetico nazionale e, come specificato nel Pniec, intende proseguire sulla medesima linea continuandone la promozione, facendo di tutto per abbandonare il carbone e per ridurne le importazioni. L’obiettivo che ci si pone è il seguente: raggiungere la quota del 40% dei consumi finali lordi di energia al 2030, in linea con il contributo atteso per il raggiungimento dell’obiettivo dell’Unione europea.
Non solo promozione e riduzione delle importazioni: tra le misure concrete inserite nel Piano nazionale integrato energia e clima troviamo la diffusione di soluzioni innovative che massimizzino la sinergia tra energia e ambiente, quali impianti agri-voltaici e offshore, soprattutto eolici e fotovoltaici o la realizzazione di sistemi nei quali sia sperimentata un’accelerata decarbonizzazione dei consumi con fonti rinnovabili.
Ma al centro troviamo anche l’importanza dell’idrogeno, per il quale si prevede l’uso nell’industria come da obiettivo comunitario (in particolare nell’industria hard to abate, ovvero la più difficile da convertire e che utilizza i combustibili fossili come fonte di energia), ma anche nel settore dei trasporti.
Proprio per il settore dei trasporti, la Direttiva Red III ha stabilito l’aumento del target al 2030 relativo alla quota dei consumi coperta da fonti rinnovabili, a oggi fissato al 14% dalla Direttiva 2018/2001 (Red II), portandolo al 29%. Così deciso, verrà aumentato gradualmente l’obbligo di immissione in consumo di prodotti rinnovabili per i fornitori, estendendone l’applicazione a tutti i comparti dei trasporti.

 

Energia elettrica

Partiamo da un po’ di dati: nel 2021 la richiesta di energia elettrica è stata di 319,9 TWh, con un aumento del 6,2% rispetto all’anno precedente ed è stata soddisfatta per l’86,6% dalla produzione nazionale; il restante 13,4% è stato soddisfatto dalle importazioni estere, per un totale di 42,8 TWh, in aumento del 32,9% rispetto al 2020.
Nel 2022, secondo i dati preliminari di Terna, il fabbisogno di energia elettrica in Italia è stato pari a 316,8 TWh, un valore in flessione dell’1% rispetto al 2021. La richiesta di energia è stata coperta per 273,8 TWh da produzione interna, di cui il 31% dalle fonti rinnovabili, mentre la parte restante è stata coperta dalle importazioni nette dall’estero, ovvero 43 TWh.
La leggera flessione di energia elettrica richiesta è dovuta alla crisi energetica, all’aumento dei prezzi ma anche, da non sottovalutare, alle temperature pressoché miti che si sono registrate durante il periodo autunnale e invernale.

 

Gas

L’invasione russa in Ucraina ha spinto l’Italia e tutta l’Europa arivedere i sistemi energetici: nel 2022 il nostro Paese è riuscito aridurre di oltre il 50% l’import di gas attraverso il metanodotto con ingresso a Tarvisio (Friuli-Venezia Giulia), incrementando l’utilizzo dei rigassificatori, e l’importazione dall’Algeria e su Passo Gries (Piemonte) dalla Norvegia. Tutto questo ha contribuito a rendere l’Italia uno dei principali hub energetici del Mediterraneo, anche grazie alla sua posizione strategica.
Passiamo ai consumi: nel 2022 sono stati pari a 68,52 mld di Sm3, in diminuzione di circa il 10% rispetto ai dati del 2021 (pari a 75,98 mld di Sm3 ). Anche in questo caso, i motivi che hanno portato a una contrazione dei consumi sono gli stessi dell’energia elettrica.

 

Politiche e misure

Per il raggiungimento dei target previsti dal regolamento Esr (Effort sharing regulation), gli Stati membri potranno avvalersi di alcuni meccanismi di flessibilità che consentiranno di gestire la traiettoria di riduzione ed effettuare trasferimenti di quote di emissione con altri Stati membri.
In particolare, nel Piano, è risultata necessaria l’adozione di politiche e misure aggiuntive per poter raggiungere una maggior efficienza energetica nel settore civile, ma anche per ridurre la domanda di mobilità e a favorire la diffusione di veicoli a basse emissioni.
Partendo dal civile, per conseguire la riduzione delle emissioni al 2030 rispetto al 2005 e promuovere un incremento nel risparmio sui consumi finali di energia, sono state previste misure di accelerazione nel ritmo di efficientamento degli edifici esistenti, rafforzate da una maggiore diffusione di interventi di riqualificazione profonda e dall’applicazione di tecnologie particolarmente performanti, per esempio pompe di calore e sistemi Bacs (Building & Automation Control System).
Per il settore dei trasporti, invece, la riduzione delle emissioni si può ottenere in maniera efficace, oltre che con la graduale e naturale sostituzione del parco veicolare, grazie allo sviluppo della mobilità condivisa/pubblica e alla progressiva diffusione di mezzi caratterizzati da consumi energetici ridotti e da emissioni di CO2 molto basse o pari a zero.
Per cercare di raggiungere gli obiettivi, un altro elemento risulta fondamentale: il ricorso alla cattura e allo stoccaggio del carbonio, la cosiddetta Ccs (Carbon Capture and Storage). Essa è essenziale perché permette: la decarbonizzazione dei settori industriali in cui l’emissione di Co2 è parte inevitabile del processo produttivo; la decarbonizzazione dei settori industriali non elettrificabili a causa della necessità di raggiungere alte temperature di processo; la decarbonizzazione del settore elettrico; un rapido sviluppo del settore dell’idrogeno, mediante integrazione dell’idrogeno da rinnovabili con idrogeno low carbon; l’assorbimento della COO2 dall’atmosfera facendo ricorso alla cattura diretta del carbonio presente nell’aria, la cosiddetta Direct Air Carbon Capture and Storage (Daccs).
Ci sono poi diversi programmi e politiche che la Commissione europea ha istituito: è il caso del Set Plan (Strategic Energy Technology Plan). Il Set Plan è uno strumento fondamentale per la spinta tecnologica nell’ambito delle politiche energetiche e climatiche ma anche per favorire la ricerca e lo sviluppo di questo settore.

 

Il programma è suddiviso in 10 azioni-chiave e 14 Implementation Working Group (Iwg) che hanno come obiettivo quello di definire le linee prioritarie di ricerca per ciascun ambito tecnologico e le previsioni di fabbisogno finanziario. All’interno del Pniec, si sottolinea la volontà dell’Italia di proseguire con questo programma e di allinearsi anche al nuovo Iwg sull’idrogeno.
Abbiamo poi il programma Horizon Europe: un piano finanziario destinato alle attività di ricerca della Commissione europea per il periodo che va dal 2021 al 2027. L’obiettivo è generare un impatto scientifico, tecnologico, economico e sociale attraverso investimenti in ricerca e innovazione. Altro strumento fondamentale, quindi.
Ma il principale programma di finanziamento a livello mondiale è sicuramente l’Innovation Fund, che si concentra su alcuni settori in particolare come quelli industriali ad alta intensità energetica, compresi il settore della cattura e dell’utilizzo del carbonio; oppure sui progetti per la cattura e lo stoccaggio di CO2; infine, sulle tecnologie innovative per la produzione di energia rinnovabile e di stoccaggio dell’energia.
Ovviamente, solo questo non basta. Serve moltissimo impegno e tantissimi investimenti sia pubblici che privati. Secondo quanto scritto nel Pniec, per il periodo che va dal 2023 al 2030 saranno necessari circa 217 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi cumulati rispetto allo scenario corrente.

 

Impatto delle misure

Secondo le proiezioni pubblicate per il Pniec, lo sfruttamento delle misure e delle politiche aggiuntive comporterebbe una diminuzione del consumo di energia. In particolare, nel 2025 si stima un consumo energetico primario di 132,6 Mtep, nel 2030 di 121,5 Mtep e nel 2040 del 116,7 Mtep contro un consumo di 145,3 al 2021.
Per quanto riguarda i consumi energetici finali, invece, nel 2021 il valore è stato pari a 113,3 Mtep, nel 2024 si prevede un valore di 95,7 Mtep, nel 2025 un valore pari a 109 Mtep e nel 2030 di 100,3 Mtep. Si sottolinea anche una diminuzione del Consumo Interno Lordo dovuto esclusivamente all’efficienza delle misure, mentre il Pil è previsto in crescita.
Sempre secondo lo scenario previsto dal Pniec, le misure aggiuntive contribuiranno a raggiungere tassi di efficientamento superiori: l’intensità energetica si riduce infatti dell’1,7% medio annuo nel periodo 2020-2040, contro l’1,4% nello scenario senza politiche e misure aggiuntive.
Si prevede, poi, una forte riduzione della dipendenza energetica: 68.8% al 2025, 58.3% al 2030 e 50.9% al 2040. Per quanto riguarda le importazioni, si prevede una diminuzione: 99.853 ktep al 2025, 78.992 ktep al 2030 e 67.252 ktep al 2040. Sotto il profilo della produzione energetica nazionale, invece, si prevede un aumento: 45.202 ktep al 2025, 56.473 ktep al 2030 e 64.795 ktep al 2040.
Dal punto di vista macroeconomico, le stime parlano chiaro: oltre 13 miliardi di euro di contributo addizionale medio annuo nel periodo 2023-2030 alla creazione di Valore Aggiunto rispetto allo scenario previsto con le politiche e misure correnti. Nello stesso periodo, si stimano in circa 191 mila unità gli occupati temporanei medi annui aggiuntivi.

di Claudia Gioacchini

Fonte: https://www.lasvolta.it/8938/clima-pniec-trasmesso-a-bruxelles-cosa-dice?utm_source=newsletter-economia&utm_medium=email&utm_campaign=22