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Intervento di Daniel Pink in occasione del Leadership Forum 2022 di Performance Strategies – Testo a cura di Matteo T. Mombelli

Ci troviamo in una situazione molto strana nel mondo, quasi folle, e non la riconosciamo. Se tornassi indietro di quattro anni, probabilmente troveresti assurdo un articolo come quello pubblicato dal Wall Street Journal e intitolato La settimana da quattro giorni è il futuro del lavoro. Eppure, oggi i Ceo di alcune grandi aziende affermano che i dipendenti possono vivere e lavorare ovunque, perché non è più necessario recarsi in ufficio. La grande ondata di dimissioni che si sta verificando nel mondo va seguita con attenzione, ma non è tanto importante la great resignation quanto quello che io chiamo great sorting, il grande smistamento, ovvero il modo con il quale si potranno ripartire i lavoratori nelle imprese. Questa è la via da percorrere per superare questo momento e trovare un nuovo equilibrio.

In cerca di un nuovo equilibrio

La ricerca di un nuovo equilibrio, però, porta con sé alcune domande. Ad esempio, che tipo di lavoro faremo in autonomia e quale insieme? Non c’è una risposta chiara a tale quesito. Dal mio punto di vista, oggi trascorriamo fin troppo tempo facendo cose insieme e perdendo di vista alcuni valori fondamentali del lavorare in maniera collaborativa. Perché, poi, continuiamo ad avere un ufficio fisico? Per molto tempo la sede di un’azienda era sostanzialmente un “magazzino” dei mezzi di produzione, troppo grandi e costosi perché venissero acquistati da un singolo. Con uno smartphone a disposizione, un super computer tascabile che ci collega a qualsiasi persona sul pianeta, a cosa serve un ufficio? Probabilmente nei prossimi anni le sedi di lavoro non scompariranno, ma avranno un aspetto diverso, più simile a un club o a una caffetteria.

Altra domanda: a cosa serve un’azienda e qual è il suo scopo? Ancora una volta, non lo so. Questo non è il momento delle certezze, ma della sperimentazione. I business leader devono operare come scienziati, partendo da un’ipotesi, testandola e imparando da essa. Viviamo un momento in cui vanno dati suggerimenti, non regole da seguire. Per questo ti darò cinque suggerimenti, scientificamente comprovati, che ti aiuteranno a trovare stabilità nel “grande smistamento” e a rispondere alle domande che ci siamo posti.

I 5 suggerimenti di Daniel Pink agli aspiranti leader

Autonomia

Primo suggerimento, l’autonomia. Un team creativo, motivato e interessato è quello di cui un leader ha bisogno, ma questo è possibile solo in assenza di controllo. Perché, in fondo, che cosa vogliono le persone dalla carriera? Si è davvero soddisfatti del proprio lavoro quando è stimolante, complesso ma con potere decisionale, dove si possa decidere come fare le cose. In un mio libro di vent’anni fa ipotizzavo che le persone avrebbero cominciato a lavorare da casa. Molti mi criticarono, ritenendo impossibile fidarsi di chi faceva smart working. Poi, nel marzo 2020, centinaia di milioni di persone hanno scoperto in quattro giorni come lavorare da remoto e l’hanno fatto per due anni. È una rivoluzione dalla quale sarà difficile tornare indietro. Per questo ti invito a cambiare l’impostazione di base.

Bisogna cominciare a dire a tutti «meriti di poter decidere», perché si lavora meglio quando si ha più autonomia. Certo, è possibile che alcuni collaboratori ti deludano, ma nel 90% dei casi farai bene a fidarti. Se parti dal presupposto che alle persone non importa nulla di nulla, allora andranno controllate e sorvegliate. Ma se, invece, le consideri coinvolte come te, meritevoli di autonomia, allora le cose andranno diversamente.

Il rituale di processo

Altro aspetto importante: definisci un “rituale di processo”. Le persone sono sicuramente motivate quando la giornata di lavoro evolve positivamente, ma qual è il problema? La maggior parte di noi non sa se questo avviene effettivamente. Mostrare che si fanno progressi è un’incredibile fonte di motivazione! Stabilisci un momento al termine della giornata per analizzare i passi avanti compiuti e riflettere su di essi.

Focalizzarsi sul come e il perché

Come leader è importante poi focalizzarsi sul come e il perché. Trascorri probabilmente molto tempo a pensare al “come” – «dovresti scrivere in questo modo», oppure «dovresti parlare in questo modo» – ma ti soffermi poco sul “perché”. Eppure, negli ultimi 25 anni molte evidenze hanno dimostrato che il perché è il facilitatore di performance più economico che hai a disposizione! È assolutamente gratuito! Fai questa prova: la prossima volta che avrai una conversazione sul come, prova a trasformare quel come in perché: ad esempio, da «così è come dovresti parlare a un cliente» a «perché dovresti parlare a un cliente così». Vedrai un aumento delle performance.

Prendersi una pausa

Altro tema è quello delle interruzioni sul lavoro. Un tempo pensavo che le pause non fossero professionali, invece sono quelle che ci fanno lavorare meglio. I break non sono delle deviazioni dalle tue performance, ma parte di esse: aumentano la produttività e contribuiscono a evitare il burnout. Gli intervalli sono necessari e quelli che funzionano si basano su cinque principi di base:

  • Innanzitutto, ricorda che una piccola pausa – anche solo di un minuto – è meglio di nulla;
  • Il movimento durante la pausa aiuta e facilita la ripresa delle abilità cognitive;
  • I break che trascorriamo con altri funzionano meglio di quelli che passiamo da soli;
  • Uscire aiuta di più che trascorrere la pausa in ufficio;
  • È importante scollegarsi completamente. Dimentica lo smartphone e regalati 15 minuti di passeggiata, magari con qualcuno con cui ti piace passare del tempo, senza parlare di lavoro.

Correre dei rischi

Il mio ultimo suggerimento riguarda il potere del rimpianto, un’emozione comune a molti, ma anche un’esperienza trasformativa. Se da giovani il numero dei rimpianti per ciò che si è fatto e che non si è fatto è più o meno lo stesso, invecchiando ci si pente molto di più per la propria inazione. Corri qualche piccolo rischio! Andrew Grove (fondatore ed ex Ceo di Intel, ndr) si chiedeva: «Se domani venissi sostituito, cosa farebbe il mio successore?». La risposta che si dava è che sicuramente l’altro avrebbe colto al volo una chance. Fallo anche tu.

Serve umiltà, bisogna ragionare come scienziati, fare piccoli passi in avanti e cogliere progressivamente il successo che ci attende. Il mondo è complicato. Possiamo cambiare tutto? No, ma la domanda è sbagliata. Quella giusta è: posso fare una piccola cosa oggi affinché la situazione possa cambiare in meglio? La risposta a questa domanda sarà sempre sì.