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L’associazione Jancris e il Bo insieme per il progetto “A sail for the blue: research for oceans and microplastics. La plastica rappresenta l’80 percento dei rifiuti rinvenuti in mare e negli oceani (UNEP, 2016): un flusso incontrollato di rifiuti che provoca seri problemi ambientali, ancora non del tutto noti.

La plastica rappresenta l’80% dei rifiuti rinvenuti in mare e negli oceani (UNEP, 2016): un flusso incontrollato di rifiuti che provoca seri problemi ambientali, ancora non del tutto noti. Anche se non è nota la percentuale di plastica che finisce in mare rispetto a quella prodotta (8,3 Gt dal 1950), il controllo della dispersione delle plastiche e microplastiche nelle acque è quindi una tematica quanto mai attuale, che rientra tra i Sustainable Development Goals (SDGs-Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile individuati dalle Nazioni Unite nel 2015 ). In questo contesto si inserisce il progetto “A Sail for the Blue: Research for Oceans and Microplastics”, che si avvale del patrocinio dell’Università degli Studi di Padova e che è stato inserito nella programmazione delle celebrazioni dell’anniversario degli Ottocento anni. Il progetto si realizzerà grazie alla collaborazione con l’associazione JANCRIS di Alfredo Giacon, che da decenni promuove missioni internazionali socio-ambientaliste con il mezzo più ecologico ed antico del mondo: la barca a vela.

A partire da maggio 2022, e per la durata di due mesi, l’associazione JANCRIS e l’Università degli Studi di Padova saranno quindi protagoniste di una traversata oceanica con l’obiettivo principale di campionare le microplastiche nell’Oceano Atlantico e mettere in relazione la loro presenza con altri parametri ambientali.

La barca a vela partirà da Cape Canaveral (Florida) alla fine del mese di maggio, e attraverso l’Oceano Atlantico (avvicinandosi alle Bermuda e alle Azzorre), arriverà nel Mediterraneo passando per lo Stretto di Gibilterra e attraccando definitivamente a Genova verso fine luglio.

In questo viaggio è inserito un programma di ricerca coordinato dalla prof.ssa Maria Cristina Lavagnolo del Dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università di Padova, messo a punto grazie alla collaborazione con la prof.ssa Laura Airoldi (dipartimento di Biologia dell’Università di Padova) e ai colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita – Centro del Mare dell’Università degli Studi di Genova.

A bordo ci sarà Valentina Poli una giovane ricercatrice in Ingegneria ambientale dell’Università di Padova che campionerà le acque dell’oceano secondo una metodologia predefinita e utilizzando strumenti idonei che permetteranno poi di identificare le microplastiche, valutare lo stato biochimico e analizzare il DNA ambientale dell’oceano lungo la rotta. Alcune di queste analisi verranno fatte direttamente a bordo, altre una volta tornati a terra.

Il viaggio sarà l’occasione per testare una nuova strumentazione sia per il campionamento durante la navigazione, ma anche quello per l’analisi delle microplastiche in laboratorio.

Il campionamento delle microplastiche avverrà per trascinamento, attraverso l’utilizzo di strumentazione specifica (tipo Manta trawl, una rete a maglia fine attaccata a un grande telaio rettangolare dotato di ali galleggianti per mantenerla in superficie). Tale campionamento sarà effettuato giornalmente, e il campione raccolto verrà filtrato a bordo dell’imbarcazione, e conservato fino alla successiva analisi in laboratorio.

Il campionamento dei parametri biochimici ambientali avverrà anch’esso giornalmente, con un’intensificazione del campionamento lungo le coste, dove ci si aspetta una maggiore variazione dei parametri ambientali legati all’acqua. Il campionamento consisterà in un prelievo istantaneo di acqua oceaniche (strumentazione tipo bottiglia di Niskin) e in una successiva analisi del campione a bordo dell’imbarcazione tramite l’utilizzo di uno spettrofotometro e di un sistema di misura multi parametrico.

Infine, il campionamento per l’analisi del DNA ambientale avverrà giornalmente tramite un prelievo istantaneo dell’acqua, e una successiva preparazione del campione a bordo, grazie all’ausilio di una pompa per il filtraggio e di filtri auto preservanti, i quali verranno poi analizzati in laboratorio dall’Università degli Studi di Genova.

Tutti i campioni raccolti saranno georeferenziati attraverso l’utilizzo della tecnologia GPS.

Durante la seconda fase della ricerca, che avverrà a viaggio concluso, il riconoscimento delle microplastiche avverrà utilizzando un’innovativa metodologia messa a punto dal gruppo di ricerca di Ing. Sanitaria Ambientale dell’Università di Padova con la collaborazione di un prestigioso istituto universitario inglese.

Ulteriore obiettivo del progetto sarà quello di divulgare i risultati attraverso un documentario professionale girato durante la traversata, in modo da affidare alle immagini il compito di generare consapevolezza sul tema dell’inquinamento degli oceani.