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Il marchio di lingerie creato da due ragazze che punta al lusso democratico su misura

Una sera di primavera, sedute in una crêperie parigina, Chiara Marconi e Federica Tiranti hanno deciso che volevano creare un brand che potesse far sentire le donne più sicure di loro stesse. “Non riuscivamo a trovare una lingerie dal design giovane, le proposte sul mercato erano di bassa qualità oppure troppo costose”, raccontano a Forbes.it. “Ci siamo rese conto che avremmo potuto rivoluzionare tutto: creare un capo perfetto, lussuoso e su misura, che potesse essere alla portata di tutte”.

La prima capsule collection del loro marchio di underwear Chitè risale al 2018 e, da allora, ogni mese le due imprenditrici, amiche e maestre di sci, propongono nuovi modelli in edizione limitata, riducendo così eventuali sprechi di produzione e abbracciando i doveri etici di una moda più green (da poco è arrivata anche la prima capsule collection in cotone organico). Il motto delle fondatrici è infatti: compra meno, scegli bene e fai in modo che duri a lungo. “Per questo motivo ci impegniamo nella ricerca di tessuti italiani di alta qualità che possano dare vita a capi di lingerie duraturi nel tempo”, spiegano.

Chitè è nato tra Parigi e Rio de Janeiro, le città in cui Federica e Chiara vivevano in quel momento, e oggi si ispira ai principi della slow couture: know-how artigianale e 100% made in Italy (il processo manifatturiero avviene in un piccolo laboratorio nel cuore delle Langhe), tessuti di altissima qualità e capi in satin, pizzo e cotone personalizzati e su misura grazie alla sezione MyChitè dell’e-commerce.

Con circa 40mila follower su Instagram, Chitè ha creato in soli due anni una solida community di donne che condividono emozioni, sogni, progetti e storie, che prende il nome di Lover’s Club e include anche influencer e voci femminili di spicco, che condividono e si fanno portavoci dei valori del brand. “Guidare il team Chitè, composto da 10 donne fantastiche e tutte under 30 è il mio più grande orgoglio. Anche se ho cambiato drasticamente percorso, credo che spesso le soft skills siano ciò che più conta e non potrei essere più grata a tutte le esperienze vissute prima di Chitè per avermi permesso di sviluppare una mente aperta, empatia, adattabilità e problem solving”, prosegue Chiara, che ha fatto dei cosiddetti “piani B” un vero e proprio modello di vita. Studi in Diplomazia alla Scuola Superiore Sant’Anna, si divide durante gli anni universitari tra Francia, India, Australia, Brasile e Svizzera. Fino a quando non inizia a lavorare per le Nazioni Unite. “Ho scritto la mia tesi di ricerca sperimentale sui casi di tortura nelle carceri brasiliane per poi trasferirmi a Ginevra dove ho lavorato per la Missione Permanente Italiana all’Onu seguendo OMS e ILO”, ricorda.