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Rafforzare il dialogo tra investitori, operatori di mercato e controparte pubblica sui temi Esg. Su questo si concentra il dibattito animato a Venezia nella due giorni del World Built Environment Forum Europe – aperta ieri e che si chiude oggi – promosso da RICS (Royal Institution of Chartered Surveyors), l’organizzazione professionale globale che si occupa di definire i più elevati standard nel settore real estate

Esg: Environment Social and Governance. Tre criteri sotto la lente della finanza e della filiera del real estate, con l’impegno a rafforzare un dialogo, a trovare metriche che rassicurino investitori, operatori di mercato e controparte pubblica. Su questi temi si concentra il dibattito animato a Venezia nella due giorni del World Built Environment Forum Europe (19 e 20 ottobre) promosso da RICS (Royal Institution of Chartered Surveyors), l’organizzazione professionale globale che si occupa di definire i più elevati standard nel settore real estate e di conferire una qualifica di garanzia professionale e etica ai membri.

Il summit

Si tratta del primo summit in Europa continentale dedicato alla decarbonizzazione e alla trasformazione sostenibile dell’ambiente costruito e naturale organizzato negli spazi delle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco a Venezia, scegliendo questo luogo, rigenerato recentemente da Generali Real Estate, anche come occasione per raccontare attraverso un’operazione concreta cos’è per il real estate un investimento sostenibile: un’architettura che ha ritrovato il suo valore, con spazi di qualità per vivere e lavorare, e favorendo un impatto positivo, economico e sociale.

«Un investimento è sostenibile quando non bruciamo suolo, quando si torna a dare un’anima a luoghi abbandonati, quando si riesce a fare riqualificazioni con grande attenzione alla “S” perché è quella che riguarda la qualità della vita delle persone – ha sottolineato Massimiliano Pulice, ceo Arcadis Italia e chair di RICS Italia –. Si tratta, in questi casi, davvero di tornare a lavorare sul bello».

Costi, investimenti e gestione del rischio
La sostenibilità nel real estate fa i conti con costi e investimenti, con una rinnovata richiesta di trasparenza e di gestione del rischio. Per gli operatori dell’immobiliare, la transizione è un percorso obbligato, con inevitabili ricadute sul valore, entro normative e regole apparentemente troppo rigide, «e bloccate come in una fotografia statica» è stato detto in occasione del convegno Rics, a fronte di un settore tanto dinamico.
«È un nostro obiettivo – racconta Pulice – sensibilizzare i regolatori e trovare un linguaggio comune su come misurare la sostenibilità degli investimenti. Dal GRESB (Global Real Estate Sustainability Benchmark) al CREEM (Carbon Risk Real Estate Monitor), per fare due esempi, a cui si aggiunge la tassonomia europea, l’Europa ha dettato la strada con diversi rating, ma i diversi Paesi stanno declinando questi approcci con logiche nazionali che non aiutano gli investitori, che si trovano a lavorare senza dati omogenei e standard».

Cosa fare? Per RICS, con la voce di Pulice, «serve innalzare la cultura dell’interlocutore pubblico, incrementare le partnership pubblico-private e guardare a scenari e impatti almeno a 50 anni».
Quindi, quale real estate “future proof”? In un momento in cui si riconosce che il cambiamento climatico sta avendo un impatto materiale su tutti gli aspetti del ciclo di vita degli immobili, la decarbonizzazione dell’ambiente edificato svolgerà un ruolo chiave nel futuro sostenibile dell’Europa. In questo contesto economico impegnativo, le condizioni del mercato stanno influenzando il percorso verso lo zero netto, con un ruolo decisivo da parte del settore immobiliare nel contribuire alla produzione di emissioni negative.

«Tra le tendenze chiave che stanno rimodellando il settore immobiliare europeo – ha commentato Aldo Mazzocco, ceo e direttore generale Generali Real Estate – la sostenibilità è sicuramente quella più potente, agendo da catalizzatore per molte altre dinamiche (appetibilità del mercato, opportunità di finanziamento, valutazioni, rischi di obsolescenza). La rivoluzione Esg – con la decarbonizzazione dell’ambiente costruito come componente chiave – è infatti emersa negli ultimi anni come il principale motore dietro l’integrazione, la digitalizzazione, l’industrializzazione e l’innovazione dell’intero settore e della sua catena del valore». Tutti gli attori immobiliari sono tenuti a rivedere la propria strategia e pratica, incorporando le questioni di sostenibilità in qualsiasi componente dei loro processi aziendali. «Credo – aggiunge Mazzocco – che la necessità di adattarsi alle normative Esg e alla relativa domanda di mercato si rivelerà un’opportunità per sfruttare il potere del settore immobiliare, per agire come uno straordinario fattore abilitante non solo per miglioramenti ambientali, ma anche per il progresso sociale e comunitario. Il settore immobiliare, responsabile di circa il 40% dei consumi energetici globali e delle emissioni di CO2, ha un ruolo chiave e una chiara responsabilità nell’agire per la tutela dell’ambiente e per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050».

Le competenze dei professionisti
Nel corso delle due giornate, i leader del settore dei vari Paesi dell’Unione Europea si confrontano su «Decarbonizzare l’ambiente costruito in Europa: un approccio sostenibile per le persone, il pianeta e il profitto», sul ruolo da protagonista del real estate, mettendo al primo posto l’urgenza di riuscire ad integrare fattori ambientali, sociali e di governance, nonché altri fattori come la salute e il benessere. Temi che, nelle decisioni di investimento, forniscono peraltro premi tangibili: buoni progetti si traducono in vendite più rapide, più intelligenti e più elevate. E sebbene gli edifici siano una componente chiave dei portafogli delle istituzioni finanziarie, in molti casi gli “edifici verdi” rappresentano solo una piccola percentuale. Dalla platea di Venezia, il faro è puntato sulla sensibilità e la competenza green dei professionisti del settore, con l’impegno a portare sul tavolo un approccio comune per progetti e processi complessi, integrati e sostenibili appunto. «Oggi quello che blocca gli investitori sono soprattutto i rischi, a partire da quelli urbanistici e ambientali – racconta Pulice che con Arcadis ha sostenuto l’evento veneziano – serve rendere il mercato più attraente. E per farlo ancora una volta la carta è quella sociale. Se i dati legati all’ambiente, all’efficientamento e alla decarbonizzazione, rassicurano la finanza, pubblico ma anche tanti fondi europei, banche e private equity stanno investendo su riqualificazioni ad alto impatto sociale».

di Paola Pierotti

Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/al-summit-europeo-rics-sostenibilita-cerca-l-equilibrio-i-costi-AFC6cBJB