La storia industriale di Pomigliano d’Arco è di quelle che riemergono dagli archivi grazie alla passione di studiosi che hanno voglia di trasmettere alle nuove generazioni esperienze di uomini e avvenimenti. Il sito-polo aeronautico Alfa Romeo Avio fu realizzato dal fascismo che aveva necessità di avere una forza aerea. Un impeto, anche questo, ispirato al nazionalismo di una dittatura oramai matura. Un architetto, Alessandro Cairoli, funzionale alle idee e alle intraprese del Duce progettò lo stabilimento di Pomigliano d’Arco alle porte di Napoli con annesso un complesso residenziale per chi lavorava nella fabbrica a tecnologia avanzata, diremmo oggi. La storiografia ufficiale ha molti torti per non avere riportato fino a noi le vicende di un aggregato che ha attraversato la storia del fascismo, della ricostruzione e delle nuove produzioni.
La storia dello stabilimento dagli anni ‘40 si riflette anche nelle strutture abitative fasciste note come le Palazzine di Pomigliano. Tutto si fece tra il 1939 e il 1942, anni ,tuttavia, complicati per il fascismo per ciò che accadeva fuori dai confini. Ma quella fabbrica era troppo strategica per non essere distrutta durante la guerra mondiale, e così fu. Le case rimasero in piedi. Ancora oggi si sviluppano lungo 8 linee di edifici per 57 palazzi e su ogni ingresso, resistenti al tempo, formelle di terrecotte, opere dello scultore Angelo Bertolazzi. Tutta l’operazione urbanistica, industriale e residenziale degli anni ‘40 ha segnato una tappa, sebbene poco celebrata, nell’intrapresa fascista di presentare le maestranze delle fabbriche non ostili alla modernità. Fabbrica, persone, territorio è stata per lunghi anni la triade efficace della sociologia urbana. L’innovazione produttiva, in fondo, è saldata su ciò che di buono è stato fatto prima. Pomigliano andava sicuramente più studiata. E oggi?
Dalla loro collocazione le formelle di Bertolazzi simboleggiano una mostra a cielo aperto, effige modernista sulle dimore di famiglie “riconoscenti” al regime per averle avvicinate al progresso tecnico, al mondo della produzione industriale: universo antropologico opposto all’agricoltura, al lavoro nei campi. Insomma, un esperimento riuscito dí equilibrio sociale e ambientale in un luogo prevalentemente agricolo. Giovedi 26 giugno nell’Auditorium Romeo di Avio Aero a Pomigliano d’Arco ci sarà la presentazione di due saggi straordinari pubblicati sulla Rivista “L’Officina di Efesto” dedicati alle terrecotte. Due lavori unici, frutto di ricerche appassionate in archivi e biblioteche che raccontano la storia delle terrecotte, della riscoperta dopo l’oblio e della specificità di un intesa politica tra un architetto-urbanista e uno scultore incaricato di quelle formelle dall’Alfa Romeo. Chi scrive avrà il piacere di presentare i due contributi di qualità che valorizzano un patrimonio unico in Italia. Con gli autori dei saggi, Aniello Cimitile, già Rettore dell’Università del Sannio e Mino Iorio, critico e storico dell’arte, interverranno Roberto Bertaina, direttore dello stabilimento Avio Aero di Pomigliano d’Arco; Francesco Abbate, professore emerito dell’ Università del Salento e direttore de “ L’Officina di Efesto”,Rosario Pinto, critico e storico dell’arte, Gioacchino Ficano, Operation Gobal Supply Chain Avio Aero. È un nuovo evento nella riscoperta della tradizione del lavoro in un polo industriale del Mezzogiorno. La passione civile per qualcosa di immanente.
La storia dello stabilimento dagli anni ‘40 si riflette anche nelle strutture abitative fasciste note come le Palazzine di Pomigliano. Tutto si fece tra il 1939 e il 1942, anni ,tuttavia, complicati per il fascismo per ciò che accadeva fuori dai confini. Ma quella fabbrica era troppo strategica per non essere distrutta durante la guerra mondiale, e così fu. Le case rimasero in piedi. Ancora oggi si sviluppano lungo 8 linee di edifici per 57 palazzi e su ogni ingresso, resistenti al tempo, formelle di terrecotte, opere dello scultore Angelo Bertolazzi. Tutta l’operazione urbanistica, industriale e residenziale degli anni ‘40 ha segnato una tappa, sebbene poco celebrata, nell’intrapresa fascista di presentare le maestranze delle fabbriche non ostili alla modernità. Fabbrica, persone, territorio è stata per lunghi anni la triade efficace della sociologia urbana. L’innovazione produttiva, in fondo, è saldata su ciò che di buono è stato fatto prima. Pomigliano andava sicuramente più studiata. E oggi?
Dalla loro collocazione le formelle di Bertolazzi simboleggiano una mostra a cielo aperto, effige modernista sulle dimore di famiglie “riconoscenti” al regime per averle avvicinate al progresso tecnico, al mondo della produzione industriale: universo antropologico opposto all’agricoltura, al lavoro nei campi. Insomma, un esperimento riuscito dí equilibrio sociale e ambientale in un luogo prevalentemente agricolo. Giovedi 26 giugno nell’Auditorium Romeo di Avio Aero a Pomigliano d’Arco ci sarà la presentazione di due saggi straordinari pubblicati sulla Rivista “L’Officina di Efesto” dedicati alle terrecotte. Due lavori unici, frutto di ricerche appassionate in archivi e biblioteche che raccontano la storia delle terrecotte, della riscoperta dopo l’oblio e della specificità di un intesa politica tra un architetto-urbanista e uno scultore incaricato di quelle formelle dall’Alfa Romeo. Chi scrive avrà il piacere di presentare i due contributi di qualità che valorizzano un patrimonio unico in Italia. Con gli autori dei saggi, Aniello Cimitile, già Rettore dell’Università del Sannio e Mino Iorio, critico e storico dell’arte, interverranno Roberto Bertaina, direttore dello stabilimento Avio Aero di Pomigliano d’Arco; Francesco Abbate, professore emerito dell’ Università del Salento e direttore de “ L’Officina di Efesto”,Rosario Pinto, critico e storico dell’arte, Gioacchino Ficano, Operation Gobal Supply Chain Avio Aero. È un nuovo evento nella riscoperta della tradizione del lavoro in un polo industriale del Mezzogiorno. La passione civile per qualcosa di immanente.
di Nunzio Ingiusto 
