I Giochi di Milano-Cortina 2026 promettevano sostenibilità, ma tra costi triplicati, neve artificiale e impatti ambientali, il futuro degli sport invernali è sempre più incerto.
Entro il 2040 solo dieci paesi nel mondo potranno ospitare le Olimpiadi invernali rispettando criteri di sostenibilità e disponibilità di neve naturale, questo e ciò che emerge da un recente comunicato del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) [1]. Vancouver 2010, Sochi 2014 e Pyeongchang 2018 si sono tutte affidate in qualche misura all’innevamento artificiale, il culmine però si è raggiunto nel 2022 per le Olimpiadi di Pechino raggiungendo un massimo senza precedenti di oltre il 90% di neve non naturale [1]. Le temperature in costante aumento stanno accorciando la durata dell’inverno, riducendo la copertura nevosa e obbligando le località sciistiche a un massiccio ricorso all’innevamento artificiale. Secondo il report NeveDiversa [2] di Legambiente, l’Italia è il Paese alpino più dipendente dalla neve artificiale, con il 90% delle piste innevate artificialmente, seguita da Austria (70%), Svizzera (50%), Francia (39%) e Germania (25%). L’uso di cannoni sparaneve comporta però un massiccio consumo di acqua ed energia, risorse che in Italia risultano essere già scarse a causa delle prolungate siccità a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. L’efficacia di questa soluzione inoltre diminuisce con l’aumento delle temperature, poiché la neve artificiale non resiste a condizioni atmosferiche troppo miti. Nel 2023, il Copernicus Climate Change Service [3] ha registrato l’anno più caldo della storia, con una temperatura media globale di 14,98°C, 1,48°C sopra i livelli preindustriali. Le Dolomiti, cuore delle competizioni di Milano-Cortina 2026, stanno sperimentando un aumento delle temperature perfino superiore alla media globale, rendendo quindi difficile garantire condizioni adeguate agli sport invernali.
Nonostante, quindi, la ormai quasi totale mancanza di neve naturale ed infrastrutture poco adatte a grandi eventi, il dossier di candidatura presentato ormai sei anni fa per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 sbandierava due pilastri fondamentali: sostenibilità economica ed ambientale. Il Comitato organizzatore aveva garantito che il 92% delle strutture sportive esistesse già o necessitasse solo di interventi minimi di ripristino, l’obiettivo iniziale era quindi quello di realizzare i Giochi invernali più sostenibili della storia, con un budget iniziale di “solo” 1,5 miliardi di euro. Tuttavia, la situazione attuale mostra un quadro molto diverso, con costi saliti fino a 5,7 miliardi e un utilizzo di risorse pubbliche che ha superato ampiamente le stime iniziali [2].
Il dossier di candidatura di Milano-Cortina 2026 prometteva una sostenibilità ambientale basata sul riutilizzo di impianti esistenti, ma la realtà si è rivelata diversa. L’intervento più controverso è la ricostruzione della pista da bob “Eugenio Monti” di Cortina d’Ampezzo, chiusa da anni e ritenuta obsoleta. Il costo iniziale stimato in 50 milioni di euro è più che raddoppiato, superando i 120 milioni, e c’è il serio rischio che l’impianto venga abbandonato dopo i Giochi, come avvenuto per strutture simili in passato [2]. Le associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, WWF Italia e Italia Nostra, si sono opposte al progetto, proponendo di utilizzare piste esistenti come quella di Innsbruck, in Austria o di Saint Moritz, in Svizzera. Tuttavia, il Comitato Organizzatore ha deciso di procedere con la costruzione di una nuova pista, alimentando critiche sullo spreco di denaro pubblico e sull’impatto ambientale dell’opera.
Il report “Nevediversa 2025″[2] evidenzia anche il rischio del fenomeno della “green gentrification”, ovvero che anche le trasformazioni urbanistiche improntate alla sostenibilità possano contribuire a dinamiche di disuguaglianza sociale nelle aree interessate dai Giochi. A Cortina d’Ampezzo, il rialzo dei prezzi immobiliari e del costo della vita sta spingendo molti residenti storici a trasferirsi, mentre il turismo d’élite e la proliferazione di seconde case stanno trasformando la cittadina in un luogo sempre più esclusivo. Il rischio è che Cortina venga trattata come un grande centro commerciale alpino, snaturando il suo contesto naturale e sociale. Anche lo sci, un tempo sport accessibile e attività principale della valle del Boite, sta diventando riservato a pochi: come sottolineato da Paolo De Chiesa, ex olimpionico e commentatore sportivo: “i costi per i giovani atleti possono raggiungere i 20.000 euro l’anno, escludendo quindi completamente le fasce meno abbienti da questa disciplina” [2]. Anche Milano sta vivendo fenomeni simili, con la costruzione del Villaggio Olimpico nell’ex scalo ferroviario di Porta Romana, che potrebbe accelerare la speculazione edilizia [2]. Per garantire un futuro agli sport invernali, il CIO sta valutando nuove strategie, come la rotazione delle Olimpiadi tra un numero limitato di località con condizioni climatiche adeguate o l’introduzione di criteri più rigidi per la selezione delle città ospitanti. Alcuni studi, tra cui quello dell’Università di Waterloo [4], prevedono che se le emissioni di gas serra non verranno ridotte, entro il 2100 solo una delle attuali città ospitanti potrà ancora garantire condizioni ottimali per i Giochi.
Le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 rappresenteranno un banco di prova per il futuro degli sport invernali, in Italia e nel mondo. L’aumento delle temperature e la crescente difficoltà nel garantire neve naturale stanno mettendo in discussione la sostenibilità stessa di questi eventi. Se non verranno adottate soluzioni più efficaci per ridurre l’impatto ambientale e contrastare il riscaldamento globale, il rischio sarà che le Olimpiadi invernali diventino presto un lontano ricordo del passato.
di Pietro Boniciolli
Bibliografia
[1] https://www.bbc.com/sport/articles/c3w1dlg4wwwo
[2] Report Nevediversa 2025, Legambiente.
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Nevediversa-2025.pdf
[3] https://climate.copernicus.eu
[4] Scott, D., Knowles, N. L. B., Ma, S., Rutty, M., & Steiger, R. (2022). Climate change and the future of the Olympic Winter Games: athlete and coach perspectives. Current Issues in Tourism, 26(3), 480–495. https://doi.org/10.1080/13683500.2021.2023480