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Si chiama ‘Make the Label Count’ la campagna lanciata da una nuova coalizione internazionale di organizzazioni per chiedere alla Commissione Europea di garantire sull’abbigliamento etichette di sostenibilità trasparenti, complete e accurate.
Secondo la coalizione, il metodo scelto dalla Commissione per valutare l’impatto ambientale – denominato Product Environmental Footprint (PEF) – è incompleto e rischia di fuorviare i consumatori ben intenzionati.

Da allora, abbiamo visto importanti miglioramenti nella ricerca e nella conoscenza degli impatti ambientali dell’industria tessile, che però non sono inclusi nella metodologia attuale” ha dichiarato Dalena White, co-portavoce di Make the Label Count e segretario generale dell’International Wool Textile Organisation (IWTO).
“Vogliamo che i consumatori abbiano piena visibilità della sostenibilità di un prodotto e, nella sua forma attuale, la PEF non lo fa. Abbiamo bisogno di informazioni affidabili sul fatto che i vestiti siano realizzati con materiali rinnovabili e biodegradabili, se siano riutilizzabili e riciclabili e se gettino microplastiche nei nostri ecosistemi che inquinano le catene alimentari – ha spiegato White – Solo allora potremo ottenere un’etichetta di sostenibilità per l’abbigliamento che fornisca ai consumatori informazioni credibili che diano sostanza alle affermazioni ecologiche impedendo il greenwashing”.
“Per anni – ha aggiunto Livia Firth, co-portavoce della campagna e Creative Director di Eco-Age – abbiamo spinto per una migliore etichettatura sugli articoli di moda. La nostra industria ha un impatto inaccettabile sul pianeta e i consumatori non vogliono esserne complici. Siamo pronti a contribuire allo sviluppo di un’etichetta chiara e credibile che rifletta la scienza più recente sul campo per responsabilizzare milioni di consumatori europei e non solo”.

 

fonte: ansa.it