“Paesaggio e architettura possono essere una cosa sola quando sono perfettamente adattati alla terra.” Così scriveva César Manrique, artista e architetto originario di Arrecife, Lanzarote, parlando della sua isola. Un territorio che ha profondamente amato e contribuito a preservare nella sua autenticità.
Si comprende appieno ciò che intendeva affacciandosi al Mirador del Río, una terrazza moderna ma in armonia con l’ambiente circostante, progettata dallo stesso Manrique, con vista su Isla Graciosa. Non sorprende, quindi, che oggi Lanzarote — l’atollo più a nord-est delle Isole Canarie — sia considerato un esempio di turismo sostenibile.
Con questo termine si intende un approccio che mira a ridurre gli impatti negativi sull’ambiente, sulla cultura e sulla società, promuovendo al tempo stesso benefici economici sia per le imprese coinvolte che per le comunità locali.
Le origini del concetto risalgono agli anni Ottanta, parallelamente alla diffusione dell’idea di sviluppo sostenibile. Un passaggio chiave in questo percorso è il Vertice della Terra di Rio de Janeiro del 1992, che portò all’elaborazione dell’Agenda 21: un insieme di proposte per affrontare le sfide del XXI secolo, inclusa la promozione di un’attività turistica più responsabile.
Nel 1995, proprio a Lanzarote, viene redatta la prima Carta del Turismo Sostenibile durante una conferenza mondiale. Il documento, articolato in 14 punti, sottolinea l’importanza di promuovere un sviluppo equo per i territori e le loro popolazioni, di qualità per i visitatori e rispettoso delle risorse culturali e naturali. Per raggiungere questi obiettivi, è fondamentale un’attenta pianificazione, il confronto tra esperienze diverse e la diffusione di buone pratiche.
Un’altra tappa fondamentale si verifica nel 2015, quando l’ONU riconosce il turismo sostenibile come uno degli strumenti per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Ispirato dalla bellezza del paesaggio vulcanico della sua terra, Manrique realizzò opere che non imitavano la natura, ma ne offrivano un’interpretazione emotiva. Diceva di voler “essere la mano libera che dà forma alla geologia”.
A partire dalla metà degli anni Sessanta, dopo il suo rientro a Lanzarote in seguito a un periodo di lavoro negli Stati Uniti, l’architetto promosse una serie di interventi artistici sull’isola. All’epoca si trattava di un approccio innovativo, capace di mettere in risalto il valore ambientale e la bellezza naturale del territorio. Questi interventi contribuirono a rilanciare l’immagine internazionale dell’isola, inserendola nel nuovo paradigma economico legato al turismo.
I turisti che oggi arrivano a Lanzarote possono visitare siti di grande fascino, perfettamente integrati nel paesaggio come Jardín de Cactus, Mirador del Río, Jameos del Agua.
Queste opere mantengono intatte le caratteristiche dei luoghi in cui sorgono. Il risultato è un turismo capace di offrire esperienze autentiche, in ambienti che non risultano deturpati da urbanizzazioni invasive, ma anzi, sono protetti e valorizzati in tutta la loro bellezza.
di Marco Camporese
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