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Un saggio appassionato sul significato della parola meraviglia nel mondo di oggi, sull’architettura, la città e il paesaggio come spazi da tornare a progettare, ascoltare e curare. La meraviglia è un’emozione capace di farci rallentare il passo, di far incespicare i nostri pensieri distratti per stimolarci a capire i luoghi che abitiamo. È il motore per costruire narrazioni comuni e forme di cura in un mondo che sta cambiando. L’architettura e il paesaggio sono stati da sempre affiancati a questo sentimento. I grandi monumenti erano realizzati per destare stupore e incutere timore, per sfidare il divino oppure per costruire un’eternità che immortalasse i suoi committenti; ma anche per contribuire alla sedimentazione di una memoria condivisa. Tuttavia l’architettura vive oggi una profonda crisi di contenuto. Il significato «pieno», tridimensionale, di meraviglia è stato soppiantato da una sua versione piatta e scolorita, dalla ricerca di uno stupore immediato. È nata così la città dei grandi centri commerciali, delle torri che bucano il cielo, dove il cittadino-consumatore vive senza alcuna consapevolezza. Molinari ci invita invece a immaginare opere con una qualità formale radicale e spiazzante, capaci di dare identità agli spazi in cui viviamo senza assecondare il narcisismo dell’archistar di turno. Un invito a tornare a osservare i luoghi con nuova attenzione, e a guardare al progetto come forma collettiva di cura delle città e del paesaggio, per affrontare le sfide di cambiamento che questo tempo sta proponendo.

Pagine: 160 p., Brossura