5 Giugno, Giornata Mondiale dellAmbiente 

Il silenzio dei governi, la ferocia del cambiamento climatico, l’inutilità dei  summit.

Non so voi, ma io mi vergogno. Mi vergogno come essere umano, come cittadina di questo mondo devastato, come figlia ingrata della Terra. Mi vergogno di ascoltare ogni 5 giugno – Giornata Mondiale dellAmbiente – le stesse parole stucchevoli, di vedere le stesse foto di bambini con le piantine in mano, dí sentire le stesse frasi inoffensive che sembrano scritte da un algoritmo ben educato. E intanto, fuori da quelle confortevoli stanze climatizzate, la Terra brucia. Letteralmente.

Siamo nel mezzo di una crisi ambientale senza precedenti. Una crisi che non si misura più solo in gradi Celsius o in parti per milione di CO₂, ma in milioni di vite umane, in ettari di foresta che spariscono ogni giorno, in fiumi che si prosciugano, in città sommerse da piogge tropicali fuori stagione. Eppure, lipocrisia continua. La lentezza, linazione, linerzia. Siamo la prima generazione a conoscere i danni che stiamo causando. E lultima che può fermarli.

Secondo il Global Carbon Project, le emissioni globali di gas serra nel 2024 hanno raggiunto un nuovo picco: oltre 37,4 miliardi di tonnellate di CO₂ emesse. Una crescita alimentata ancora da carbone, petrolio, gas. Le rinnovabili crescono, sì, ma non abbastanza. I combustibili fossili continuano a rappresentarel82% del fabbisogno energetico globale.

Le conseguenze sono ovunque: il 2023 è stato lanno più caldo da quando si registrano le temperature, ma il 2024 lo ha già superato. Ondate di calore record hanno colpito Europa, India, Cina e America Latina. In Messico e Brasile si sono superati i 48 °C. In Italia, secondo Legambiente, solo nei primi 5 mesi dellanno si sono registrati 142 eventi climatici estremi, tra alluvioni, grandinate, incendi e siccità. Il cambiamento climatico non è futuro: è adesso. È cronaca. È guerra climatica quotidiana.

Eppure, gli investimenti pubblici nei combustibili fossili non diminuiscono: nel 2023, secondo lAgenzia Internazionale per lEnergia, i sussidi globali alle fonti fossili hanno superato i 7.000 miliardi di dollari. Più di quanto il mondo spenda per la sanità pubblica. Fermiamoci: leggete bene questo numero. Sette mila miliardi per finanziare lautodistruzione.

E nel frattempo la deforestazione avanza. Ogni minuto perdiamo 25 ettari di foresta tropicale. Il Congo, lAmazzonia, il Borneo sono martiri silenziosi. In Brasile, la deforestazione illegale avanza a colpi di machete e complicità politica. E in Indonesia si bruciano le torbiere per piantare olio di palma, mentre laria si riempie di diossine cancerogene.

Sul fronte biodiversità, la situazione è apocalittica. Secondo il Living Planet Index del WWF, abbiamo perso il 69% delle popolazioni animali selvatiche dal 1970. LIPBES stima che 1 milione di specie siano a rischio estinzione nei prossimi decenni. Gli impollinatori – api, farfalle, coleotteri – stanno scomparendo: senza di loro non esisterà agricoltura, né frutta, né pane.

Linquinamento uccide, tutto e tutti. Secondo lOMS, 7 milioni di morti premature allanno sono causate dallaria tossica che respiriamo. Il particolato fine (PM2.5), prodotto da traffico, riscaldamento domestico e industria entra nei polmoni, nel sangue, nel cervello. Uccide i bambini prima ancora di nascere. Ma non si vede. E ciò che non si vede, non fa notizia. O forse paura.

E allora? Allora dobbiamo smettere di parlare. E cominciare a gridare.

Sì, ci sono esempi virtuosi. La Danimarca ha promesso di ridurre le emissioni del 70% entro il 2030. LIndia ha installato oltre 160 GW di rinnovabili. Il Ruanda ha bandito la plastica monouso dal 2008. Il Costa Rica ha prodotto il 98% della sua elettricità da fonti rinnovabili nel 2023. Città come Parigi, Seul, Vancouver puntano a diventare carbon neutral entro il 2040.

E poi ci sono loro: i giovani. Non gli influencer patinati ma gli attivisti veri, come Greta Thunberg o Vanessa Nakate. Ci sono gli scienziati che lanciano allarmi inascoltati, i giudici che obbligano gli Stati a rispettare lAccordo di Parigi, i piccoli Comuni che scelgono la rigenerazione urbana, le imprese agricole che abbandonano i pesticidi.

Ma serve di più. Serve una rivoluzione.

Una rivoluzione del consumo. Della mobilità. Della produzione industriale. Una rivoluzione dei comportamenti. E della coscienza.

Il tema del 2025 è “La nostra Terra. Il nostro futuro. Il nostro dovere”. Mi verrebbe da aggiungere: non è solo un dovere. È una questione di dignità. Di sopravvivenza. Di giustizia.

Perché salvare lambiente non è salvare gli alberi. È salvare noi stessi. È dare un futuro ai bambini che verranno. È impedire che il mondo si trasformi in un deserto di plastica e silenzio.

Solo una cosa può ancora salvarci: la rabbia lucida. La rabbia giusta. Quella che trasforma il dolore in azione. Quella che non aspetta più.

Prima che sia troppo tardi.

Ambiente: 15 Dati da Codice Rosso

Indicatore

Valore/Informazione

Emissioni globali di CO₂ (2024)

Oltre 37,4 miliardi di tonnellate (Global Carbon Project)

Quota fossili nel mix energetico

82% del fabbisogno globale

Anno più caldo della storia

2024 (superato 2023)

Eventi estremi in Italia (2024)

142 nei primi 5 mesi (Legambiente)

Sussidi ai fossili

Oltre 7.000 miliardi $ l’anno (IEA)

Deforestazione tropicale

25 ettari/minuto persi

Specie a rischio estinzione

1 milione (IPBES)

Declino fauna selvatica

-69% dal 1970 (WWF)

Morti per inquinamento aria

7 milioni/anno (OMS)

PM2.5 e salute

Responsabile di malattie cardiovascolari, ictus e cancro

Produzione rinnovabile Costa Rica

98% dell’energia elettrica

Bando plastica Ruanda

Dal 2008 – tra i primi al mondo

Obiettivo CO₂ Danimarca

-70% entro il 2030

Obiettivo neutralità Parigi/Seul

2040

Superficie disboscata in Brasile (2023)

Quasi 12.000 km² (INPE)

 

di Isabella Zotti Minici