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COP26 non è un robot, ne’ il protagonista di una saga interstellare. È invece la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in programma a Glasgow dal 31 Ottobre al 12 Novembre 2021, sotto la presidenza del Regno Unito. La Conferenza incorpora la XXVI Conferenza delle Parti (COP26), la XVI Conferenza delle Parti del Protocollo di Kyoto (CMP16) e la III Conferenza delle Parti dell’Accordo di Parigi (CMA3).

In base all’Accordo di Parigi del 2015, le Parti erano tenute a svolgere ogni cinque anni una verifica degli impegni sottoscritti, un processo comunemente noto come “meccanismo al rialzo”.

Inizialmente prevista per il 2020, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è stata rinviata causa Covid al 2021, nella convinzione che quando le economie sarebbero ripartite la Conferenza sarebbe stata un’opportunità in più per modellare l’economia del XXI secolo in modi che fossero puliti, ecologici, sani, giusti, sicuri e più resilienti.

Intanto, gli otto Consigli municipali dell’area metropolitana di Glasgow hanno già preso l’impegno di piantare 18 milioni di alberi entro una decade. Il progetto Clyde Climate Forest si propone di aumentare al 20% la copertura arborea nell’area di Glasgow, e dal 4 Giugno 2021, in vista della COP26 di Novembre, viene proiettata una luce notturna sul Tolbooth Steeple, torre dell’orologio a Glasgow Cross, terzo “orologio del clima” al mondo.

Al termine dell’Youth4Climate del Settembre scorso, per ciò che riguarda l’impegno dell’Italia, Mario Draghi ha detto che “la transizione ecologica non è una scelta, è una necessità. Abbiamo solo due possibilità: o affrontiamo adesso i costi di questa transizione o agiamo dopo, il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico”. E il ministro Roberto Cingolani ha confermato che porterà alla COP26 di Glasgow quattro punti salienti

maggiore impegno per mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi C
aumento dei contributi determinati a livello nazionale
garanzia del fondo da 100 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo
prosecuzione del regolamento attuativo per l’esecuzione dell’Accordo di Parigi
disincentivazione di qualsiasi investimento in ricerche per i combustibili fossili

Insomma, le buone premesse ci sono tutte, adesso però non devono restare soltanto buoni propositi. Un mondo migliore è davvero possibile, se tutti iniziamo a fare la nostra parte.