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Il segreto è la “Circulose”. Di che si tratta? Dell’invenzione di un’azienda svedese, la Renewcell, che collabora con la Levi’s. Fondata nel 2012, l’impresa ha elaborato una tecnica per riusare i vecchi indumenti. Come funziona? La Renewcell acquista capi usati e scarti tessili contenenti cotone e viscosa, inclusi i jeans. Dopo aver tolto bottoni e cerniere, il tessuto viene triturato e disciolto chimicamente. Alla fine del processo resta la cellulosa pura, la così detta “Circulose”. La fibra va a sostituire cotone, viscosa e fibre sintetiche nella realizzazioni di nuovi capi. Diventa cioè circolare.

Dunque la Levi’s ha deciso di introdurre questa novità in materia di sostenibilità, anche sul suo modello più celebre. Una rivoluzione? Forse. Come ha scritto anche Elizabeth Segran sul magazine Fast company, pochi giorni fa, il tema che emerge dal “caso Levi’s” è – per contrapposizione – l’assenza di un modo efficace da parte del mondo della moda di riciclare su larga scala i tessuti. Un esempio, quello dei 501, che potrebbe fare scuola, dunque, in un settore molto impattante dal punto di vista ambientale. Basti pensare che l’industria della moda globale da 1,3 trilioni di dollari sforna oltre 100 miliardi di capi l’anno, la stragrande maggioranza dei quali realizzata estraendo nuove materie prime come cotone e petrolio, usato come si sa per creare materiali sintetici come nylon e poliestere.

E lo storico marchio dei blue jeans sembra orientato verso la circolarità, anche con altre iniziative.

Come spiega in quest’articolo Vogue, Levi’s è infatti anche “parte del progetto di economia circolare Jeans Redesign che la Ellen MacArthur Foundation ha lanciato nel 2019 lavorando con oltre 80 esperti di denim per sviluppare ‘Linee guida per la riprogettazione dei jeans’ che permettano al capo più amato al mondo di essere facilmente riciclato e sia realizzato in un modo più sostenibile per l’ambiente e la salute dei lavoratori dell’abbigliamento”.