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La seconda edizione del Premio di Corriere della sera e Buone Notizie con il coordinamento tecnico di NeXt Nuova Economia per Tutti

La rivoluzione della generatività e dell’impatto in economia sta arrivando in Europa a colpi di regolamentazione. Se vogliamo una nuova generazione di imprenditori, imprese e organizzazione del Terzo settore più ambiziose e ricche di senso che guardano oltre al profitto all’impatto sociale ed ambientale delle loro scelte abbiamo bisogno di nuove regole e strumenti. Uno dei passaggi principali da questo punto di vista è stata l’introduzione dell’obbligatorietà della rendicontazione non finanziaria in recepimento della direttiva europea in materia, prima sul limite dei 500 e presto su quello dei 250 addetti.

In un recente lavoro econometrico abbiamo dimostrato come la semplice obbligatorietà di questo passaggio abbia aumentato gli investimenti in responsabilità sociale ed ambientale delle imprese. Pensare che questo profondo cambiamento investa solo le grandi o medie imprese è un’illusione perché la sostenibilità si valuta lungo l’intera filiera. Le grandi e le medie dunque ribaltano a cascata sulle piccole fornitrici e subfornitrici la questione. Anche se ad oggi la rendicontazione non finanziaria non ha ancora regole e metriche stringenti la direzione è segnata e indica come traguardo non lontano nel tempo un bilancio unico integrato dove assieme ai tradizionali indicatori di bilancio e finanziari compariranno metriche ed indicatori di sostenibilità sociale ed ambientale. Su quest’ultimo fronte è la transizione ecologica a spingere, imponendo la logica della circolarità che è per sua natura un ibrido che mette in relazione grandezze economico-finanziarie con grandezze ambientali (emissioni climalteranti, impronta d’acqua, qualità dell’aria).

Il Premio Bilancio di Sostenibilità del Corriere della Sera con il coordinamento tecnico di NeXt Nuova Economia per Tutti, ha avuto l’obiettivo di valutare e diffondere le diverse forme di rendicontazioni non finanziarie, ha consentito di poter osservare su un campione ampio diimprese ed enti del Terzo settore, alcune caratteristiche significative dell’evoluzione di questo fondamentale strumento. Per definizione parliamo in questo caso di distorsione della rappresentatività in quanto la partecipazione volontaria al premio indica una selezione di imprese che, nelle tre categorie del premio (piccole, medie, grandi) ritengono di essere più avanti nel percorso. Proprio questa distorsione è però indicativa perché suggerisce che i limiti riscontrati nei partecipanti al premio rischiano di essere ostacoli ancora più grandi nella maggioranza del sistema delle imprese.

I nostri riscontri indicano che le piccole aziende e gli Ets fanno ancora fatica a redigere reportistiche di rendicontazione non finanziaria capaci di ricomprendere e misurare tutti gli aspetti della sostenibilità integrale. Diventa pertanto fondamentale, in un Paese come il nostro che ha un tessuto economico fondato su pmi e un Terzo settore estremamente diffuso, attivare percorsi (agili ed economicamente sostenibili per i beneficiari) di accompagnamento e valorizzazione. Le grandi imprese invece sono, come atteso, le realtà che meglio riescono a redigere un documento di rendicontazione non finanziaria completo, efficace ed efficiente, anche se ancora mancano degli elementi di maggiore dettaglio per le aree di sviluppo e miglioramento. Gli enti di Terzo settore invece, seppur con alcune eccellenze, faticano ancora nel percorso di reportistica non finanziaria.

Dal punto di vista degli ambiti della sostenibilità osserviamo come i primi due pilastri ambientale e sociale (E ed S) si pongano sostanzialmente sullo stesso livello sia nei punteggi sia nel numero di temi trattati nella reportistica, mentre il terzo della governance (la G) registra punteggi più bassi, in quanto non ancora pienamente codificato a livello normativo nella direzione di una governance partecipata ed inclusiva (governance relazionale vs governance formale). Rispetto ai 30 indicatori utilizzati come criteri di valutazione dei bilanci, ripartiti sui tre pilastri Esg sono stati presi in considerazione la presenza di indicatori di misurazione del tema, l’analisi di materialità del tema, il collegamento dei temi agli SDGs – Sustainable Development Goals e la presenza di obiettivi di miglioramento per il tema.

Da questa analisi esclusivamente sugli strumenti di rendicontazione non finanziari valutati e non sull’intero modello imprenditoriale, risulta evidente una consapevolezza sempre maggiore sull’importanza della materialità e della misurazione, così come il collegamento (con diversa entità) agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, mentre è ancora poco diffusa l’abitudine alla pianificazione di percorsi/politiche di miglioramento sui temi Esg. È inoltre interessante rilevare che i settori più sollecitati dall’evoluzione normativa (finanziario, energetico) sono quelli che in media fanno registrare i punteggi più elevati confermando l’importanza fondamentale dell’intervento delle istituzioni e dei regolatori nella rivoluzione della sostenibilità.

Resta sullo sfondo un tema generale di accessibilità alla lettura della reportistica, spesso ben costruita ma poco fruibile dai non addetti ai lavori. Il Voto col Portafoglio delle scelte di consumo e risparmio responsabile, oggi chiesto a gran voce anche dalle istituzioni e riconosciuto come strumento fondamentale (Goal 12 dell’Agenda 2030) per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, ha bisogno di qualità ed accessibilità delle informazioni in materia per il grande pubblico. È questa una delle sfide della rendicontazione non finanziaria nel prossimo futuro.