Connettere l’antropologia con le trasformazioni ambientali è una pratica intellettuale che affascina. Un modus per vivere il pianeta, come peraltro aveva descritto Papa Francesco nella sua ” Laudato si’ “.
Quella Enciclica, da qualunque parte si sta, ha segnato uno spartiacque nell’approccio ai temi dell’ambiente e della sostenibilità del nostro tempo.
I Grandi (pochi) che ancora pensano di poter fare qualcosa per il pianeta ne traggono ispirazione. Si lotta contro prepotenze e squilibri intollerabili, al netto delle posizioni più radicali “anticlima”. Il magistero della Chiesa, in ogni caso, si salda con lo spirito laico nel rivendicare il diritto di tutti a vivere in armonia con la Terra. Italia laboratorio di strade positive? La città di Pistoia con i “Dialoghi di Pistoia”- il festival annuale dell’antropologia del contemporaneo- si è conquistata una specie di primato nel mondo dell’ambientalismo europeo. Vi lavorano più di 300 volontari, appassionati e convinti di aiutare il dibattito a crescere. La XVI edizione si è appena conclusa; è stata un successo con un’atmosfera di grande partecipazione con 35 ospiti qualificati. Antropologi, certamente, ma anche filosofi, architetti, psicologi, scrittori, artisti, tutti a “dialogare” su modalità e culture dell’abitare il pianeta. Cosa significa scegliere di vivere nelle grandi città, con alti livelli di produttività, ma anche con grandi costi energetici e ambientali? E nelle medie comunità urbane o nelle aree rurali? È una delle domande principali all’origine del festival toscano.
É stato ideato e diretto da Giulia Cogoli, promosso dalla Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia con il sostegno della Regione Toscana. Uno sforzo concettuale e organizzativo apprezzabile, che fornisce stimoli e indicazioni per migliorare l’approccio alla coabitazione in uno stesso ambiente di più necessità. È il grande tema delle ecologie dell’abitare e del convivere. Le disuguaglianze nel mondo crescono e il rapporto delle popolazioni con il proprio ambiente è riflesso nella politica e nelle azioni delle classi dirigenti. C’è chi va in una direzione e chi nell’esatta opposta. La parte peggiore di queste forze sta superando anche il negazionismo del cambiamento climatico per organizzare politiche selettive su investimenti contrari a qualsiasi equilibrio uomo-ambiente. Bisogna, tuttavia, saperle riconoscere e contrastarle. Se non esistono ricette uniche e salvifiche per rispondere a drammi globali è fortemente necessario unire le culture e le azioni per costruire habitat meno disumanizzanti. A Pistoia questo impegno c’è ed è stato un buon segnale anche aver assegnato il Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia alla sociologa Chiara Saraceno. Un riconoscimento a chi mette “al centro del proprio pensiero e del proprio lavoro l’importanza del dialogo e della cultura come strumento per lo sviluppo delle relazioni umane”. La Terra casa comune è valore etico e morale, ma schiacciato da milioni di interessi di ogni tipo. Per non oscurarlo ancora di più c’è bisogno di azione come ha ricordato anche il nuovo Papa Leone XIV. Prendersi cura di noi e degli altri, nello stesso modo, in una convivenza che guardi a un futuro sostenibile per tutti, non solo noi umani, in fondo è il manifesto dei Dialoghi di Pistoia. “Il successo del festival è frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto circa 500 persone” hanno detto i promotori. Va bene. Un bel numero per aiutare migliaia di altre persone a riflettere su come “stare al mondo”. Si, in questo modo l’Italia può ambire ad essere laboratorio.
di Nunzio Ingiusto