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C’è poco (ovvero, molto) da fare: la pianura padana è tra le zone europee con i più alti livelli di particolato Pm10 e Pm2.5. Polveri che uccidono o rovinano la salute per sempre. L’aria non è delle migliori per milioni di persone, con una crescita incredibile per i bambini. Su aria salubre, prodotta da alberi e parchi verdi spesso si sorvola. Questa volta a rendere nota la situazione italiana- e non solo- è l’Agenzia europea dell’Ambiente che insiste sul verde pubblico.

Nel suo ultimo Rapporto “Air pollution and children’s health” ha ufficializzato la cifra record di 1200 ragazzi morti ogni anno a causa di emissioni pericolose. Come ai tempi del Covid, ancora una volta l’indice per l’Italia è puntato su tutto il Nord per gli alti livelli di particelle mortali. Il problema, riguarda un po’ tutti i Paesi Ue, ma l’Italia ha molte posizioni negative in classifica. Cosa fanno i governi, si chiedono a Bruxelles? Ci vogliono politiche specifiche per la protezione della salute dei piccoli nei luoghi da loro più frequentati. E’ una prima quanto semplice risposta. “I livelli di inquinamento atmosferico in tutta Europa sono ancora pericolosi e le politiche europee sulla qualità dell’aria dovrebbero mirare a proteggere tutti i cittadini, ma soprattutto i nostri bambini, che sono i più vulnerabili agli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico” ha spiegato  il direttore dell’Agenzia, Hans Bruyninckx.

Le zone di aria pulita intorno a edifici occupati per buona parte della giornata da ragazzi dai 3 ai 19 anni sarebbero una prima ed efficace soluzione. Ma le percentuali attuali comunicate dall’Agenzia sono molto basse. A Milano le aree verdi entro i 300 metri dalle aule sono poco più del 5%. A Firenze, Bologna ed altre medie città lungo il Po sono tra 5 e il 10%. Cremona è tra le città europee con la più alta concentrazione di Pm 2,5. 

Nei giorni scorsi si è parlato molto della piantumazione di oltre 6 milioni di alberi entro il 2026. Bisogna vedere come si muoveranno i sindaci. Sono azioni che guardano lontano a più in generale- riporta l’Agenzia ANSA- oggi l’Italia non se la cava affatto bene nella media europea. “Peggio fanno solo le stazioni di monitoraggio in Polonia e in Croazia”. L’elenco delle città che hanno bisogno di uscire dalla morsa delle polveri sottili e da tutti gli agenti inquinanti è indubbiamente ricco. Padova, Bergamo, Milano, Piacenza, Brescia, Venezia, Roma chi più in alto, chi più in basso, nella graduatoria europea ci sono tutte. E nelle città italiane vivono 42 milioni di persone. Le città  meno compromesse sono Genova, Livorno, Sassari. 

I dati, dunque, pongono all’Europa domande inevitabili su come superare e in fretta tali squilibri. La salute è un bene primario che dopo la pandemia ha visto crescere le preoccupazioni dei cittadini per la prevenzione. Qui viene fuori il paradosso di un Europa che non parte svantaggiata. Tutt’altro. Gli europei rispetto a Paesi  del Sud America sono agevolati da una strategia verde comune. Chi l’ha pensata ed impostata non ha trascurato nessun aspetto climatico: c’è solo da accelerare, senza indugi e conservatorismo ambientale. Le risorse economiche a disposizione in alcuni casi sembrano addirittura superare la capacità progettuale e di spesa dei singoli governi. Non deve rassicurare nemmeno il fatto che anche nell’Europa centro-orientale ci sono città critiche. Li’ le concentrazioni di particolato sono causate dall’uso del carbone o dal biossido di carbonio rilasciato da vecchie autovetture. 

Il Rapporto dell’Agenzia mette in guardia l’Italia e il bacino del Mediterraneo dall’aumento di ozono nell’aria dovuto all’ irradiazione solare. “È urgente continuare a intensificare le misure a livello europeo, nazionale e locale per proteggere soprattutto i bambini ” ha aggiunto Bruyninckx. “ Loro non possono proteggersi da soli. Il modo più sicuro per tenerli al sicuro è rendere più pulita l’aria che tutti respiriamo”. Cosa ci riservano i prossimi anni ? La Commissione europea ha fissato l’obiettivo per il 2030 di ridurre il numero di morti premature da PM2,5 di almeno il 55% rispetto al 2005. La direttive sulla qualità dell’aria  devono adeguarsi ai livelli stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’ Ocse chiede di aumentare la resilienza dei sistemi sanitari nazionali per creare in ciascun Continente una rete di strutture cooperanti tra di loro.Indicazioni non fumose per salvare vite umane e la terra sulla quale viviamo. In aggiunta ogni anno bisognerebbe investire almeno l’1,4% del PIL. Ma la strada è in salita e non incontra ancora nemmeno gli edifici scolastici.

di Nunzio Ingiusto