Siamo tutti un po’ green? Certificazioni di sostenibilità e greenwashing

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“Salva il Pianeta: ogni giorno, milioni di litri d’acqua vengono usati per lavare asciugamani che sono stati usati una volta sola. La scelta è tua: un asciugamano sullo scaffale significa “Lo userò di nuovo”; un asciugamano sul pavimento significa “Sostituire, per favore”. Grazie per aiutarci a conservare le risorse vitali della Terra”.

 

Correva l’anno 1986 quando l’attivista Jay Westerveld lesse queste parole su un biglietto nel bagno dell’hotel che la ospitava. Fu quell’operazione volta a risparmiare alle casse della catena alberghiera i soldi della lavanderia, e non certo a risparmiare acqua, a ispirare a Westerveld il termine “greenwashing”. Il greenwashing, noto anche come “ambientalismo di facciata”, consiste proprio nel propagandare virtù e azioni supposte ecologiste da parte di un’azienda per accattivarsi il favore dei consumatori o distrarli da altri aspetti deplorevoli del proprio comportamento.

Oggi, le aziende si adoperano per dimostrarsi virtuose su un tema che è fra i più pop e meno divisivi: tutti vogliono salvare il Pianeta, e sicuramente a livello di marketing è utile dimostrare – o far sembrare – di fare la propria parte. Tratto fondamentale consiste nel creare un’immagine positiva dei propri prodotti, etichettandoli come “eco-friendly” anche quando non lo sono.

D’altronde, esistono anche numerosi imprenditori e manager italiani che hanno preso coscienza di quanto sia importante adottare nuovi paradigmi sostenibili e cercano di applicare processi aziendali in grado di trasformare il mondo in cui operano, perseguendo obiettivi di bene comune.

Investire in pubblicità e promozione “tingendosi di verde” è sicuramente più comodo rispetto al mettere in atto misure concretamente efficaci di salvaguardia dell’ambiente. Ma come può il consumatore distinguere business seri che decidono di impegnarsi davvero nel contrasto al cambiamento climatico e creano valore per società e biosfera, da coloro che semplicemente costruiscono narrazioni retoriche e prive di sostanza?

Il modo migliore per accertarsi della veridicità delle aziende che si dichiarano ecosostenibili sono le certificazioni ambientali, grazie alla verifica da parte di enti accreditati che esaminano e attestano la performance sociale, ambientale e economica delle realtà imprenditoriali.

Programma

Introduce e modera:

Francesca Gambarotto, Docente di Circular Economics And Local Development, Università degli Studi di Padova

Ne parlano:

• Marco Valerio Ceccotti, Regenerative Architecture Specialist, NATIVA Srl
• Wanda Hager, Board Member and Managing Director Agriculture & Procurement, Loacker
• Felix Niedermayr, Head of Agricultural Center of Competence, Loacker

Come partecipare

L’incontro si terrà giovedì 28 ottobre 2021 (ore 17:30) in formato webinar, tramite la piattaforma di online conferencing Zoom.

L’accesso è libero e gratuito previa registrazione. Per registrarsi e ricevere il link di accesso, cliccare su “Iscriviti ora” e compilare il relativo modulo di adesione.

 

Per iscriversi 

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